Arsenal, lezioni doppie ai baby del Brixen

A Bressanone nasce il camp con i tecnici dei Gunners: per insegnare il calcio e approfondire la lingua inglese


di Gianni Dalla Costa


BRESSANONE. E se fosse l’inizio di un sogno? Lo sperano quei 40 ragazzi dell’Ssv Brixen che in questi giorni si sono mossi, palla al piede, sotto lo sguardo di osservatori speciali: i tecnici della scuola calcio dell’Arsenal. Che infatti su tre di loro hanno già puntato gli occhi: prossimamente verrano invitati a un ulteriore camp di selezione, a Londra, all’Emirates Stadium, la casa dei Gunners.

La caccia ai talenti non conosce frontiere e la globalizzazione porta in Alto Adige anche emissari di squadre straniere per attività al confine tra scuole di calcio e scouting tradizionale.

Il primo atto della collaborazione col club inglese è iniziato lunedì scorso allo stadio Klaus Seebacher di Bressanone dove l’idea, nata dalla mente di Mauro Monti, responsabile del settore giovanile brissinese, ha preso forma.

Innanzitutto, signor Monti, chi sono gli osservati?

«Si tratta di calciatori delle categorie giovanissimi ed esordienti del Brixen, una quarantina di ragazzi dagli 11 ai 14 anni».

E gli osservatori?

«Un tecnico dell’Arsenal, Mark Bonnick, due rappresentanti della scuola Arsenal in Italia provenienti da Piemonte e Lombardia, Paolo Duretto e Christian Sinato, e i nostri Gernot Wachtler e Oscar Albertini, rispettivamente responsabile della scuola calcio e tecnico nonchè dirigente degli esordienti, a fare da indispensabile anello di congiunzione».

Perchè l’Arsenal, perchè una squadra inglese invece che una tedesca, il Bayern Monaco per esempio?

«Mi aspettavo questa domanda. Vede, qui siamo a Bressanone e l’area tedesca la conosciamo ovviamente bene. L’idea è stata quella di allargare gli orizzonti».

Non solo calcio, quindi?

«No, già dalla prossima edizione l’attività verrà ampliata. Fuori dal campo, una full immersion anche sui banchi per migliorare la lingua inglese. Perchè noi comunque ai ragazzi cerchiamo sempre di spiegare che il calcio non è tutto».

Giovanili dell’Arsenal e del Brixen: ci sono similitudini?

«Senza presunzione, ma abbiamo la stessa concezione di calcio. In soldoni: palla a terra, tanto possesso, imparare soprattutto a fare bel gioco. La filosofia di costruzione del giocatore si basa tutta sulla capacità di dare del tu al pallone. Il risultato a questa età è secondario».

La giornata-tipo di questo camp a Bressanone?

«I ragazzi stanno in campo 6 ore al giorno, dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 17. Niente atletismo, solo tecnica attraverso percorsi tecnici, ogni tipo di passaggio, finalizzazioni del gioco e varie forme di “guida” del pallone. E già emergono i primi valori».

Chi si è messo in luce?

«Senza far nomi, dico solo che tre dei miei ragazzi andranno a un camp di selezione a Londra riservato ai nati nel 1999. Si confronteranno con un livello elevato, comunque vada sarà per loro un’esperienza indimenticabile».

Solo giovanissimi ed esordienti. Dimenticati i ragazzi della categoria allievi?

«Dagli 11 ai 14 anni la passione per il calcio è totalizzante e si può fare un buon lavoro. Gli allievi sono già grandi. Lo pensiamo noi, che ne abbiamo qualcuno in prima squadra. E lo pensa anche l’Arsenal».

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