C’è Commisso nella gabbia del Bolzano

Hockey. Hell fuori uso,oggi con il Valpellice tocca a Thomas. «Questa è la mia chance, cercherò di sfruttarla al meglio»


di Michele Bolognini


BOLZANO. Messaggio ricevuto giovedì pomeriggio, prima del derby Renon-Bolzano: «Stasera torno alle origini, ma con un Gunne così “hot” è difficile che veda il ghiaccio». Firmato Thomas Commisso.

Passano poche ore, e il 28enne portiere bolzanino il ghiaccio lo vede eccome: i biancorossi sono in affanno, sotto 2-0 all’Arena Ritten, Günther Hell sente un dolore agli adduttori e fugge in spogliatoio. Commisso si guarda intorno e capisce che tocca a lui. Dentro, a freddo.

E pensare che, non fosse stato per l’influenza che ha messo ko Massimo Camin, il suo posto non sarebbe dovuto essere neppure in panchina.

Thomas Commisso, con ogni probabilità questa sera nel match che vale il secondo posto con il Valpellice toccherà ancora a lei.

«Questa è la mia chance e cercherò di giocarla al meglio. Mi dispiace soltanto che me la sia guadagnata a causa di un infortunio che ha colpito Hell: stava andando alla grande, non se lo meritava».

Nei 47 minuti giocati a Collalbo, comunque, non ha fatto rimpiangere il titolare, precario anche lui, in attesa del portiere straniero, con alcuni interventi da applausi.

«Coach Brian McCutcheon mi ha fatto i complimenti a fine partita: è stata una bella soddisfazione».

Qualche recriminazione per i due gol subiti da Perna?

«Il primo era onestamente impossibile da fermare, sul secondo potevo fare molto di più. La parata più bella è stata invece quella su Scelfo negli ultimi minuti del terzo tempo, quando sono riuscito ad intervenire da sdraiato con il guanto da presa. Quelle sono un po’ le “mie” parate, anche perché il fisico compatto mi agevola».

Si ricorda quando è stata l’ultima volta da titolare con la maglia del Bolzano, la squadra nella quale è cresciuto?

«Di tempo ne è passato davvero tanto. Credo fosse l’ultima partita della stagione 2005-2006, al Palaonda contro l’Alleghe. All’epoca ero fermo da un paio di settimane».

Adesso, invece, è già in pieno ritmo-partita.

«Sicuramente mi sento più pronto rispetto a 6 anni fa. Anche perché con l’età l’epoca delle grandi tensioni pre-partita svanisce e si riesce a scendere in pista più sereni e concentrati».

Cosa significa per lei, che ha fatto tutte le giovanili del Bolzano, giocare in serie A con la maglia biancorossa?

«È la realizzazione del sogno che avevo da bambino, fin da quando andavo allo stadio per ammirare Mike Rosati, che è sempre stato il mio idolo e il mio modello di portiere».

Magari, da piccolo, sperava di potercela fare con più continuità: si rimprovera qualcosa per ciò che è accaduto in passato?

«Non rimpiango nulla: se non fossi andato via dal Bolzano avrei certamente perso l’occasione di giocare e accumulare esperienza in A2. E magari adesso sarei meno pronto ad accettare questa sfida».

Immagino che stasera in tribuna ci sarà tutta la famiglia: i suoi genitori sono super-tifosi del Bolzano.

«Non vedono l’ora. Ci sarà anche mia moglie, che devo ringraziare perchè sopporta tutti i sacrifici che mi impone l’hockey, e ci sarà anche il nostro cane: non materialmente, ma sul mio nuovo casco, visto che l’ho fatto serigrafare».

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