C’è la prima volta di Sarri «La panchina è tutto» 

Calcio serie A. Oggi la Juve in casa della Fiorentina con il “debutto” ufficiale del suo allenatore «Higuain gioca non per il rapporto che ha con me ma perchè è tornato il giocatore di due anni fa» 



Torino. La falsa partenza di Maurizio Sarri è ormai un lontano ricordo. Giovanni Martusciello, che ha guidato la Juventus nelle prime due vittorie in campionato, può lasciare la panchina al tecnico bianconero, impegnato per settimane nella battaglia con la polmonite. Contro la Fiorentina, la «fede di famiglia» in casa Sarri, l'allenatore riprenderà il proprio posto e la propria vita: «Per chi fa questo mestiere, andare in panchina è tutto». Un periodo di sofferenza e paura, quando «venti giorni fa non respiravo bene», costringendo l'allenatore bianconero ad affidarsi al suo staff, istruito a dovere: «Non è un esordio, sono sempre stato coinvolto. Tornare in panchina a Firenze, a 15 minuti da casa mia, mi fa estremamente piacere».

Emozioni che assaliranno Sarri all'ingresso al Franchi, lo stadio di famiglia ma non il suo, che fin da bambino tifava Napoli. Convinto di poter interrompere l'egemonia bianconera, proprio a Firenze nel 2017, sulla panchina partenopea, vide sfuggirgli di mano lo scudetto: «Mia nonna abitava a 500 metri dal Franchi, ho tanti ricordi intorno a quello stadio. Purtroppo l'ultimo è che lì ho lasciato uno scudetto e devo sostituirlo presto con un ricordo positivo». Lo scudetto perso e le polemiche sono ormai alle spalle, retaggio del passato: «In due mesi ho capito perché la Juve vince: ha una mentalità feroce.

Non ho mai detto che vinceva per gli aiuti o per fortuna, ma perché era più forte. Come io lascio sfogare i giocatori, lasciate sfogare anche me». Il riferimento è al caso Emre Can, figlio delle scelte, «necessarie quando si ha una rosa così forte» che hanno portato all'esclusione del tedesco dalla lista per la fase a gironi della Champions. «Alla mia età non posso non considerare l'aspetto emotivo: Emre deve decantare, poi parleremo quando sarà più sereno».

Scelte in campo e di mercato, che hanno costretto la Juventus a puntare ancora su Higuain, uno dei migliori in questo inizio di stagione. Il 'Pipità è considerato l'uomo di fiducia ma Sarri non è d'accordo: «Non la metterei in questo modo, Higuain non gioca per il rapporto che ha con me, ma perché mi ha fatto rivedere il giocatore di due o tre anni fa. Ha fatto meglio di Mandzukic». Scelte, decisioni che hanno portato il tecnico a non stravolgere la Juventus dello scorso anno, mantenendo l'identità di squadra mentre parallelamente lavora per costruirne una nuova: «Dobbiamo imparare a gestire certi momenti della partita non abbassandoci, altrimenti rischiamo di subire gol come con il Napoli. Ci sarà da lavorare, ma questa rimarrà una squadra con meno palleggio e più fisica di altre che ho avuto».















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