CALCIO»LEGA PRO CONTRO ASSOCIAZONE CALCIATORI

BOLZANO. Mettiamola così: la Prima Divisione non è un campionato per vecchi, afferma la Lega Pro. La Prima Divisione non è un torneo per soli under, afferma l’Aic (l’associazione dei calciatori). In...


di Gianni Dalla Costa


BOLZANO. Mettiamola così: la Prima Divisione non è un campionato per vecchi, afferma la Lega Pro. La Prima Divisione non è un torneo per soli under, afferma l’Aic (l’associazione dei calciatori). In mezzo, soldi, tanti soldi. Tre milioni per l’ex C1, cinque per la Seconda Divisione: i contributi versati ai singoli club collegati all’utilizzo in campo dei giovani. «Ma deve giocare chi merita, non chi ha la carta d’identità più favorevole» afferma Damiano Tommasi, ex Roma ed ex azzurro di ieri, oggi presidente dell’Aic. Risultato dello scontro? La serrata. I calciatori incrociano ancora una volta le braccia. E Alto Adige-Reggiana di domenica sera, così come pure tutte le partite della prima giornata di campionato, rischiano di saltare. A meno che le società, per non avere partita persa, come minacciosamente ventilato dal presidente di Lega Mario Macalli, non decidano di mandare in campo i ragazzi delle formazioni “Berretti”. «Un’ipotesi che non abbiamo nemmeno preso in considerazione» afferma Luca Piazzi, direttore sportivo dell’Alto Adige.

Motivo del contendere, le quote giovani introdotte nell’ex serie C: la media dell’età degli undici giocatori in campo vincolerà le percentuali dei contributi versati ai singoli club. In Prima Divisione si arriva a 25 anni, in Seconda a 26. «Sarebbe la cosa peggiore per il calcio, il campo non dice mai bugie, se vuoi giocare devi essere prima di tutto bravo» afferma l’Assocalciatori.

Per Luca Piazzi si sta montando un caso sul nulla. «Ma di che stiamo parlando? - afferma - Un’eta media di 25 anni non mi pare così improponibile. Scusate, ma se uno punta a fare il giocatore professionista, a quell’età in campo gioca sicuramente per merito e non perchè una norma ha inciso sulla scelta tecnica. Quindi anche parlare di un abbassamento del livello qualitativo del campionato è altrettanto sbagliato».

Contrario, quindi, il Diesse altoatesino, alla decisione del sindacato calciatori. «Da sempre sostengo che la serie C deve essere il campionato di chi può e deve ancora dare e non di chi ha già dato. Per questo la nostra società ha sposato il progetto giovani. Abbiamo una squadra con 23 anni di età media, giusto che la Lega ci premi. Si tratta poi di un aiuto importante, in questo periodo di ristrettezze economiche, per quei club che hanno budget limitati. Se una società non ha esigenze di bilancio, mica le viene impedito di fare una squadra di esperti trentenni. E infatti club come Benevento, Cremonese, Entella, Vicenza possono fare quello che vogliono. E lo fanno, basti guardare le “rose” che compongono i loro organici».

Un campionato a due velocità, quindi? Per Piazzi «è comunque sempre stato così. Almeno si va incontro a quelle società che mirano a valorizzare i giovani. Quelle che spendono molto e puntano alla vittoria finale ci sono sempre state e sempre ci saranno. Da tempo vado dicendo che anche in questa stagione ci sono almeno 5-6 squadre meglio allestite di noi. Anche se, per nostra fortuna, non sempre chi spende di più ha la meglio».













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