Caso Schwazer, le provette finalmente ai Ris di Parma 

Ma anche ieri mattina i responsabili dei laboratori di Colonia hanno fatto di tutto per esasperare le autorità italiane e ritardare la consegna dei campioni A e B



BOLZANO. Come accade in ogni thriller che si rispetti, nel finale non manca mai con il colpo di scena. L’ennesima prova è arrivata ieri a Colonia dove quello che doveva una semplice, ma importantissima consegna di provette con le urine di Alex Schwazer ha rischiato di trasformarsi in un caso diplomatico. Dopo aver atteso per ben dodici mesi, dopo aver più volte sollecitato la consegna dei campioni alla giustizia italiana, solo qualche giorno fa, la Kriminialpolizei, che aveva ricevuto la delega dalla Procura di Colonia, aveva disposto che ieri mattina, alle 10, i sei millilitri di urine del campione “B” (quello sigillato) e altri nove del campione “A” avrebbero dovuti essere finalmente consegnati. E ieri, puntualissimi, all’appuntamento si sono presentati il colonnello dei carabinieri Giampietro Lago, comandante dei Ris di Parma, cui spetterà esaminare il contenuto delle provette, l’avvocato Alex Brandstatter, difensore dell’atleta altoatesino, e un perito della difesa. Tutto a posto? Nemmeno per sogno. Anche perché l’atteggiamento dei tedeschi è stato, anche in questa occasione, tutt’altro che collaborativo. Prima hanno cercato di fermare il perito di parte, che invece aveva tutte le carte in regola per essere presente al passaggio dei campioni, poi hanno tentato di “rifilare” a Lagouna boccettina di plastica preconfezionata e contenente, a detta loro, residuo della provetta “A”. Boccetta che, tra l’altro, non era nemmeno stata conservata in frigo. Una mossa che ha suscitato l’indignazione sia dell’alto ufficiale dell’Arma e dell’avvocato Brandstatter, che prima ha riferito al giudice Walter Pelino (che nelle scorse settimane aveva concretamente valutato la possibilità di inviare una diffida al presidente del laboratorio di Colonia per il recapito urgente delle provette) qual era la situazione a Berlino e poi ha minacciato di denunciare sia i componenti del laboratorio sia il commissario capo. La fermezza del legale bolzanino deve aver convinto i tedeschi a scendere a più miti consigli e, per questo, hanno deciso di consegnare le provette, annunciando subito d’aver avviato le procedure di scongelamento. Ma non hanno rinunciato a mettere, anche in extremis, il bastone tra le ruote alle autorità italiane. Si sono rifiutati, infatti, di consegnare i campioni direttamente al colonnello Lago, accampando non ben chiare motivazioni. Per questo, si è dovuto prendere contatti direttamente con il direttore della sede della Wada, il quale ha disposto che i campioni fossero consegnati a una ditta specializzata cui si affida la Wada in casi simili. Nel pomeriggio, le due provette hanno finalmente preso la strada verso Parma.













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