Deborah e Isolde, la vita dopo il ritiro non è così facile 

Trento. Quattro sciatrici, quattro amiche alle prese con la vita “normale” dopo quella dedicata allo sport professionistico. Deborah Compagnoni, Isolde Kostner, Sabina Panzanini e Barbara Merlin si...


Paolo Trentini


Trento. Quattro sciatrici, quattro amiche alle prese con la vita “normale” dopo quella dedicata allo sport professionistico. Deborah Compagnoni, Isolde Kostner, Sabina Panzanini e Barbara Merlin si sono ritrovate ieri sul palco del Teatro Sociale per parlare della loro amicizia nata sulla neve e proseguita anche al termine delle rispettive carriere. Un momento spesso difficile, quello del dopo-ritiro, per molti atleti, e anche loro non hanno fatto eccezione. Abituate a una vita regolarissima, con le giornate scandite da allenamenti e gare, iniziare una vita normale senza la routine e l’attenzione mediatica non è sempre facile.

Come racconta la stessa Compagnoni: «Per un po’ non mi sono fatta più vedere in giro, poi in realtà all’inizio non sono nemmeno riuscita a rendermi conto perché ho smesso di gareggiare nel 1999 e l’anno successivo è nata Agnese, la prima di tre figli. Devo dire, però, che all’inizio ero molto organizzata, svolgevo il compito di mamma come quello di sciatrice e, ora che i bambini sono quasi adulti, sono un po' meno precisa». Proprio la cura maniacale dei dettagli a volte complica le cose: «Passando dall’altra parte – ha ammesso Isolde Kostner – ho notato quanta gente nella vita faceva le cose con molta meno precisione di quanto le facessi io. Questo mi ha un po’ sorpreso all’inizio, io ero abituata a non lasciare nulla al caso».

Molto più traumatico il distacco di Sabina Panzanini: «In realtà è stato un dramma fino a 4 anni fa – ha rivelato -. Vivevo esattamente con l’agonismo mentale di prima: orari, ordine e discipline erano rimasti gli stessi e quando è nata la prima figlia, il giorno dopo mi ero organizzata per arrivare alle 9.30 al controllo, ma questi calcoli sono saltati perché non avevo fatto i conti le esigenze della bimba, sono arrivata in ritardo di mezz’ora e per me è stato un trauma. Tutte le mie abitudini e il rigore di cui sopra è andato all’aria e non è stato facile: volevo correre e la bimba aveva la tosse, volevo andare in piscina e aveva male alle orecchie, andavo da mio marito implorandolo di aiutarmi».

La loro amicizia è nata, come da loro assicurato, in maniera inconsapevole: «Siamo arrivate in nazionale – ha spiegato Merlin – tutte insieme e tutte nello stesso momento. Siamo più o meno coetanee e cresciute insieme, lavorando e vincendo. Abbiamo tantissimi ricordi di noi molti dei quali lontani dai campi di gara». L’umiltà delle due pluricampionesse ha fatto il resto: «Deborah e Isolde hanno vinto molto più di noi – ha raccontato Merlin - ma non hanno mai fatto pesare le loro vittorie. Ricordo quando Isolde era uscita nella prima manche del gigante a Park City, mentre io ero tra le prime. Poi ho vinto e mi ha fatto trovare in camera un peluche. Eravamo felici una dell’altra senza gelosie».

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