«Devo tanto al Neugries All’Imoco ho imparato e ora sono protagonista» 

Volley. La meranese, già vice di Monica De Gennaro a Conegliano, è titolare in A2 con Pinerolo


Matteo Igini


Bolzano. Era la stagione 2009/2010 e si vedeva che quella ragazzina di appena 15 anni, con la maglia diversa rispetto alle sue compagne di squadra, quella del libero, avrebbe fatto strada. E di strada, Silvia Fiori, in effetti ne ha fatta parecchia. Dalla serie C, da giovanissima appunto, con il Neugries, allo scudetto con l'Imoco Conegliano nel 2017/2018. Poi, la scelta di scendere di categoria, in A2, per giocare e diventare un punto di riferimento dell'Eurospin Ford Sara Pinerolo. La meranese, classe 1994, è rimasta a Conegliano per due stagioni, crescendo come vice-De Gennaro, una fuoriclasse del ruolo, e vincendo un titolo tricolore, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. E, quando è stata chiamata in causa per rinforzare difesa e ricezione delle “pantere”, ha sempre risposto presente, rivelandosi molto preziosa e giocando anche in Champions League. Nel 2018/2019 è passata al Pinerolo per ritrovare un posto da titolare e, con la maglia delle piemontesi, è stata tra le grandi protagoniste anche di questa serie A2, prima dell'interruzione causata dell'emergenza sanitaria. «Sono rientrata a Merano ormai un mesetto fa. Quando dalla Lega è arrivato lo stop definitivo dei campionati, la società ci ha lasciato tornare a casa».

Al momento del blocco, eravate seste nella Pool Promozione e già sicure dell'accesso ai playoff. Come è andata complessivamente la stagione?

«Molto bene. La società ha costruito una squadra ambiziosa, ma all'inizio non sapevamo dove potessimo arrivare. Poi, nel corso della stagione, ci siamo accorte come il nostro gioco fosse tra i migliori della serie A2. Purtroppo ci sono stati alcuni infortuni e siamo state sfortunate, perché abbiamo dovuto disputare la maggior parte del campionato senza due titolari come Grigolo e Bertone. Inevitabilmente le loro assenze ci hanno penalizzato, però il gruppo ha reagito bene. Poi, proprio quando eravamo di nuovo al completo, il campionato è stato interrotto. Così ci resta un po' di rammarico perché non abbiamo potuto giocarcela ai playoff».

Un vero peccato non poter disputare gli spareggi-promozione.

«Sì. Stava arrivando la fase più bella della stagione e la squadra ci credeva, ma non ha potuto dimostrare il proprio valore ai playoff. In un primo momento è stata dura accettare lo stop, ma sarebbe stato veramente impossibile fare una scelta diversa».

Il primo anno in Piemonte, invece, come è stato?

«È stato più duro. La salvezza è arrivata solo in occasione della penultima partita, nonostante la squadra valesse di più. Però ci sono stati alcuni problemi e quando entri nel vortice poi è difficile venirne fuori. Comunque non abbiamo mollato, ci siamo salvate e per una squadra al primo anno in A2 non era affatto scontato».

È arrivata al Pinerolo dopo due stagioni all'Imoco. Che esperienza è stata con le “pantere”?

«Conegliano è stata un'esperienza, sia sportiva che di vita, tra le più belle di questi anni. A livello umano la società è spettacolare, poi ho avuto la fortuna di fare parte di uno splendido gruppo. Ho imparato tanto, sia tatticamente che tecnicamente, e sicuramente è valsa la pena fare due anni di panchina in una squadra del genere».

Davanti a lei aveva una campionessa come Monica De Gennaro. Che effetto le ha fatto essere la sua “vice”?

«All'inizio è strano, perché hai davanti a te la giocatrice più forte del mondo in quel ruolo. Mi sentivo sempre in difetto. Ma lei è una ragazza molto in gamba, mi sono trovata veramente bene e ho imparato tanto. Ho giocato con Monica due anni, il tempo giusto per imparare e crescere ancora. Poi era arrivato il momento di mettere in pratica quanto appreso e Pinerolo è stata un'ottima opportunità. Sono capitata in una realtà molto bella e rifarei ogni scelta».

Prima di Conegliano, aveva già scoperto la serie A1 grazie a Pavia nelle stagioni 2010/2011 e 2011/2012...

«Quella è stata la mia prima esperienza fuori provincia. Sono stati gli anni più duri, perché mi sono trasferita quando frequentavo la terza liceo, ma sono stata fortunata perché ho trovato una bella realtà. La famiglia del presidente seguiva molto da vicino le ragazze più giovani e grazie a loro ho potuto iniziare questo percorso».

Il Neugries, invece, è stato l'inizio di tutto.

«Senza il Neugries, senza Pauli (Hintner, ndr), Ossi (Vigl, ndr) ed Elmar (Agosti, ndr) non sarebbe stato possibile vivere niente di tutto questo. Sono degli amici e sono grata a loro. Hanno scommesso su di me quando ero ancora una bambina».

Dopo Pavia, ha fatto diverse esperienze tra B1 e A2. Che ricordi ha?

«Sì, dopo Pavia ho giocato in B1 a Trento, poi in A2 a Vicenza e Rovigo. Vicenza mi ha preso dopo che con la Trentino Rosa non era andata benissimo e mi ha dato una grande opportunità. Abbiamo centrato la promozione in A1 ai playoff (nel 2014/2015, ndr) ed è stata una bella soddisfazione. Rovigo, invece, è stata la prima squadra a darmi una maglia da titolare in A2. Il progetto era molto interessante, con una squadra giovane. Purtroppo ci sono state delle difficoltà a livello economico e la società ha chiuso. Ma ricordo con molto affetto quella esperienza».

Si sarebbe mai aspettava di arrivare così in alto?

«No, ma l'ho sempre sognato e ho sempre lavorato per questo. Ci ho sempre creduto».

Qual è stato il ricordo più emozionante sinora?

«Sicuramente lo scudetto vinto con Conegliano».

Quando è entrata nel mondo della pallavolo?

«Quando ero piccolina, mia mamma allenava assieme a Elmar Agosti, però non mi ha mai portato a giocare. Da bambina ho fatto mille sport, principalmente il tennis, e proprio Elmar era il mio preparatore atletico. Quando avevo 12 anni mi ha chiesto di andare a giocare a Bolzano con il Neugries e per una stagione ho fatto sia tennis che pallavolo. Poi ho continuato con il volley».

Cosa significa per lei questo sport?

«In questo momento la pallavolo rappresenta la mia passione più grande e sento la sua mancanza. Ormai è diventato un lavoro, ma è anche un'opportunità per crescere a livello umano».

C'è una persona che è stata fondamentale nel suo percorso?

«Sicuramente Pauli, Ossi ed Elmar con cui sono cresciuta al Neugries. Dire la famiglia sembra scontato, però c'è sempre stata. Poi “Raffa” Folie e Gaia Moretto, che conosco ormai da tanto e sono due persone speciali».

Immagini il suo sestetto personale. Con chi si schiererebbe?

«Considerando tutti i miei trascorsi, al centro metto Raphaela Folie e Francesca Gentili, due care amiche ed entrambe altoatesine, ma devo assolutamente inserire anche Gaia Moretto, una delle mie migliori amiche. Poi, per questione di affetto, schiero anche il mio palleggiatore di quest'anno, Jennifer Boldini, mentre in banda sicuramente Laura Grigolo, anche lei a Pinerolo in questa stagione, e Kimberly Hill, con Samanta Fabris opposto».

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