«Dopo quei podi mancati ho provato il quintuplo»
Pattinaggio di figura. Il giovanissimo campione altoatesino tra i quarti posti di Europei e Mondiali Junior e i prossimi appuntamenti di una stagione ancora segnata dal Covid-19
Ad osservarlo bene somiglianze ce ne sono diverse. Capigliatura bionda a caschetto, viso candido che diventa tirato, grintoso, quando deve elevarsi dalla patinoire per iniziare ad avvitarsi su se stesso. Daniel Grassl è il “Signore dei quadrupli”, quei salti che solo pochi al mondo riescono a eseguire senza sbagliarli o addirittura rovinare con fondoschiena o mani sul ghiaccio. Daniel – già proiettato all’idea di essere il primo al mondo lanciarsi in un salto quintuplo – a guardalo bene assomiglia al grande Evgeni Plushenko, colui che ha rivoluzionato il mondo del pattinaggio di figura, un po’ come fecero Klaus Dibiasi nei tuffi e Alberto Tomba nello sci alpino.
Il fuoriclasse altoatesino ha già portato una rivoluzione: essere il primo uomo al mondo che durante un esercizio cambia in pochi secondi il costume. Lo fa nel programma libero: dall’abito nero, abbassa le maniche e, come in una magia, la giubba diventa bianca proprio come quella di un Joker, il brano scelto per il free program di questa stagione.
Daniel Grassl, la maggiore espressione di tutto il pattinaggio figura in Italia, ha soli 18 anni ed è già un grande dello sport delle nobili lame del ghiaccio, arte che al movimento italiano ha regalato la “Principessa” Carolina Kostner, che potrebbe aprire ad una partecipazione alla gara a squadre delle Olimpiadi di Pechino nel febbraio 2022. Fantapattinaggio? Tutto è possibile in questo rutilante ed ovattato mondo che ruota attorno alla patinoire.
Meranese, pendolare a Egna dove studia per diventare campione della Young Goose Academy, Daniel nel 2020 segnato dal Covid-19 è esploso sotto l’aspetto della maturazione. Una “rivoluzione” tecnica iniziata nel 2019 che nel gennaio scorso agli Europei di Graz aveva dato i suoi primi buoni frutti con quel bronzo rimasto lì ad un solo punto e 83 centesimi. Un’inezia.
Partiamo proprio da quel podio mancato di pochissimo alla rassegna continentale. Il pattinaggio si giudica secondo l’occhio umano, secondo lei cos’era mancato?
«Sicuramente la pattinata, ma adesso è diventata più consistente. Diciamo che proprio per questo motivo ho perso il podio sia agli Europei che ai Mondiali Junior. Due quarti posti che sinceramente bruciano un po’, in particolare quello alla rassegna giovanile perché una medaghlia l’avrei voluta vincere. Nel 2021 avrei avuto la possibilità di partecipare per la terza ed ultima volta ai Mondiali junior ma sono già stati cancellati: erano previsti in Cina. Mi devo accontentare del bronzo del 2019».
Nell’estate del covid è riuscito a migliorarla?
«Dopo il lockdown per me è stato difficile ritornare sul ghiaccio. Avevo un chiodo fisso: dovevo migliorare la pattinata. Sono tornato in pista l’1 luglio ho lavorato molto e alla fine ci sono riuscito. Sarei dovuto andare a Mosca per uno stage con Eteri Tutberidze (la più quotata allenatrice al mondo nel settore femminile, ndr) ma non è stato possibile causa Coronavirus».
Due gare nazionali e due trionfi, che bilancio traccia?
«Direi ottimo anche se alla prima di Bergamo avevo pattinato un libero più pulito, a Egna ho sporcato flip e Lutz. Ho un programma molto ambizioso, i tre quadrupli sono inseriti all’inizio del programma perché sono più reattivo. Il quadruplo loop (Rittberger) sono uno dei pochi al mondo che lo esegue. Sto preparando anche un quarto salto quadruplo, sarebbe il toeloop ma non lo inserirò a Mondiali o Europei che saranno i due grandi eventi della stagione».
Ci saranno le due rassegne?
«Gli Europei di fine gennaio sono confermati ma lo stadio dove sarebbero previste le gare è un ospedale da campo per pazienti Covid mentre i Mondiali di marzo a Stoccolma dovrebbero essere organizzati con il concetto della “bolla”. Poi ci sarà la finale del Gran Premio Italia a febbraio. Mi piacerebbe andare in Giappone ad aprile per il Mondiale a squadre».
Lei è sempre innovativo: sta preparando qualche salto “impossibile”?
«Diciamo che ho provato il salto quintuplo, mancava mezzo giro ma non era poi così brutto».
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