parla branca 

«Eto’o nell’affare Ibrahimovic fu la vera mossa vincente»

TRENTO. Ogni record parte da lontano e quello dell’Inter del triplete non fa eccezione. Tutto ebbe inizio nell’estate 2009 quando il fortissimo attaccante Zlatan Ibrahimovic, «aveva il mal di pancia»...



TRENTO. Ogni record parte da lontano e quello dell’Inter del triplete non fa eccezione. Tutto ebbe inizio nell’estate 2009 quando il fortissimo attaccante Zlatan Ibrahimovic, «aveva il mal di pancia», per dirla con le parole del suo procuratore Mino Raiola. Il simbolo della squadra capace di ritornare a trionfare in Italia (dopo numerose stagioni di astinenza) voleva viaggiare verso altri lidi, verso le calde spiagge di Barcellona.

«Un mese prima della cessione c’era stata una cena con il presidente della squadra blaugrana – racconta l’ex presidente Massimo Moratti – Alla domanda se gli vendessi Zlatan Ibrahimovic risposi che il giocatore era incedibile, anche se avesse quadruplicato la cifra che inizialmente mi propose. Trenta giorni dopo arrivò a Milano con una somma moltiplicata per tre ed era francamente irrinunciabile: in 5 minuti ci mettemmo d’accordo anche perché io sapevo di aver già preso un giocatore straordinario, il top player che mi fece poi trionfare in ogni competizione: Diego Milito».

Nella trattativa emerse anche la capacità di Marco Branca, l’allora direttore tecnico nerazzurro che, oltre ad una cospicua somma di denaro, riuscì a inserire nella trattativa un certo Samuel Eto’o: «L’addio di Ibrahimovic era nell’aria – afferma Branca – quando il presidente mi convocò a trattare con il numero uno del Barcellona riuscimmo a trovare l’intesa di questa maxi operazione. Era da diverse stagioni che parlavo con l’entourage del camerunense per portarlo a San Siro, non mi sembrava vero di poterci finalmente riuscire anche se ciò sarebbe costato l’addio di uno dei migliori numeri nove di sempre».

Un’operazione di mercato che si rivelò quanto mai produttiva, l’inter incontrò il Barcellona in semifinale di Champions League con l’ex che dovette cedere alla supremazia di una squadra invincibile. (s.p.)













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