Il fantino gentiluomo Sergio Urru che ama Maia 

Le corse di oggi. Il jockey sardo-milanese ha trascorso qualche giorno di vacanza a Merano Questo pomeriggio due volte in sella: curiosità per Glory Maker, speranze con Emperose


Emanuele Orso


merano. Continua la nostra rubrica legata al personaggio della settimana. Stavolta incontriamo con piacere Sergio Urru, milanese di nascita, ma come ben potete immaginare, sardo di origini. Il buon Sergio nasce quarant'anni fa da una famiglia ippica: il padre frequentò uno dei primi corsi artieri svolti proprio a Merano. Visti i natali, non poteva certo pensare di fare l'astronauta da grande e di conseguenza strappa appena possibile la patente di fantino. Cominciano subito i sacrifici perché Sergio non ha proprio il fisico del jockey, quindi comincia da subito la lotta con la bilancia. «I primi anni sono stati davvero duri e pieni di sacrifici, ma volevo a tutti i costi diventare un fantino», racconta. E così, fatta la pace con la bilancia, ha cominciato a montare e a vincere.

Avendo un carattere davvero solare, si è fatto apprezzare da subito nell'ambito ippico e sopratutto milanese. «Ho montato per tutti gli allenatori e ho vinto con tutti. Sicuramente Bruno Grizzetti mi ha insegnato molto, ma anche la famiglia Botti, t'insegna a crescere e a diventare uomo e fantino. Tanti i successi importanti, ma vorrei ricordare una cavallina di famiglia che tanto mi ha dato e tanto mi ha tolto, mi riferisco a Take Me una femmina dal carattere terribile ma dal motore interessante. Con lei ho vinto molto ma allo stesso tempo mi ha fatto anche perdere tanto, col suo carattere insopportabile. In corsa non andavamo affatto d'accordo, ma subito dopo il palo, non mancavo di regalarle una carezza a prescindere da come fosse andata la corsa. Un' po come due fidanzatini che si amano, mi piace ricordarci così. Sergio cresce, e cresce anche la qualità dei suoi successi,tanti a livello di listed,ma anche un St. Leger italiano con un cavallo speciale, O'Juke, dal potenziale enorme ma frenato un po' dal carattere e un po' dal fisico. «Ma quanto andava forte», chiosa Sergino. «Spero di ritrovarlo a breve, visto che è tornato in allenamento.

Da qualche anno ho avuto il piacere di conoscere il team Troger, Christian in primis ma anche il suo trainer per quanto concerne il piano, Nicolò Simondi, e il manager di scuderia Giulio Tomanin con cui ho un bellissimo rapporto e che mi ha voluto fortemente in sella, per il debutto di un certo Sicomoro l'anno scorso. Un puledro pazzesco, che ho avuto il piacere di montare anche al mattino, e nonostante apparentemente non avesse un sangue regale ho capito subito le sue potenzialità».

Difatti sono bastate due corse ai due, per cogliere la prima vittoria insieme. «Che soddisfazione vincere con questo cavallo e per questo proprietario a cui auguro il meglio, e aggiungo che se nell'ippica ci fossero almeno dieci Troger, il movimento non sarebbe in questa difficile situazione. Monto in corsa da ventisei anni, e sento ancora le farfalle nello stomaco appena salgo in sella a un cavallo. Ho avuto la fortuna di essere sempre appoggiato in tutto da mia moglie (che ringrazio), che mi ha regalato la gioia di due splendide fanciulle».

Appena finita una settimana di relax a Merano, oggi Sergio torna a fare ciò ama, il fantino. «Sarò impegnato in due prove, nel premio Merano salirò in sella al neo acquisto di casa Troger, Glory Maker, pescato in Francia qualche giorno fa dopo una carriera interessante. Non sarà semplice, visto il contesto, ma sono certo di non sfigurare in questa prova che si corre per la prima volta a Maia. Sarò in sella anche a Emperose, un tre anni che non ha corso male l'ultima volta in un handicap principale. Potremmo fare primo e secondo, visto che il cavallo da battere è proprio il mio compagno Sotsura. Visto che mi avete voluto come pronosticatore, vi voglio suggerire anche un nome in ostacoli, Makito, un cavallo che ha già vinto al debutto sugli ostacoli, e che ho avuto il piacere di montare al mattino quando stava a Milano e vi posso assicurare che il motore è di quelli da F1».















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Davide Pasquali

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