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Il “Toro” Spagnoli scalpita. «Obiettivo: giocare di più»

La punta, ex Milan, ha prolungato il contratto con l’Alto Adige. «Qui c’è un grande gruppo. Resto per crescere ancora e guadagnarmi più spazio»


Filippo Rosace


BOLZANO. Il Toro di Pordenone scalpita nell’arena altoatesina in attesa dell’incornata giusta. I centosette minuti contabilizzati nelle sei presenze fin qui timbrate, sono comunque stati utili per portare a casa una meritoria conferma. Stiamo parlando di Alberto Spagnoli, attaccante dell’Alto Adige, che nei giorni scorsi ha siglato il prolungamento del contratto che lo legherà alla società altoatesina sino al giugno del prossimo anno.

«Sono contento della fiducia che è stata riposta in me dalla società – dichiara soddisfatto il ventiduenne giocatore friulano – qui mi sono subito trovato bene e sono contento di poter continuare per un’altra stagione. La considero un’opportunità che mi è stata offerta da una società seria, dove potrò lavorare con l’obiettivo di migliorare». Il “toro” Spagnoli però scalpita sbuffando e scalciando i ciottoli. Centosette minuti sono veramente pochini per uno che punta decisamente a palcoscenici importanti.

«D’accordo per il campionato ma bisogna anche dire che in coppa con il Cittadella ho avuto la possibilità di giocare da titolare. Da qui in avanti bisognerà guadagnarsi altro spazio. I presupposti per far meglio ci sono, partendo proprio dalla fiducia per il prolungamento dell’esperienza con l’Alto Adige». Sin da piccolo Spagnoli ha scalpitato nei cortili “neroverdi” e anche tra le mura di casa, affascinato dai consigli e dai ricordi di papà Walter granitico stopper che a sedici anni indossava la maglia del Pordenone ai comandi di Edy Reja. «Papà aveva una gran voglia di sfondare nel calcio – ricorda Spagnoli – ma ha dovuto smettere per andare a lavorare in fabbrica. A quei tempi funzionava così. Lui mi ha sempre aiutato in questa mia crescita seppur anche se lui tifava Jventus e io ero milanista».

A proposito di Milan, sarà stato anche per via di questo forte appeal verso i colori rossoneri che il “Toro di Pordenone” nella stagione 2010-2011 prende la strada del centro sportivo dove albergano i sogni dei ragazzi degli Allievi affidati a Cesare Beggi. «E’ stata una stagione straordinaria – afferma l’attaccante – vincemmo il titolo di campioni d’Italia con un gruppo fantastico, dove c’erano anche Cristante e Boateng, oggi entrambi al Bari. La stagione successiva giocai nella primavera del Verona realizzando 8 reti. Poi sono tornato al Milan nella Primavera di mister Dolcetti, perdendo la finale del Viareggio per 3 a 0 con l’Anderlecht». Dalle giovanili del Milan alla Sacilese in seri D, con il sogno nel cassetto di tornare a giocare tra i professionisti. Il “Toro di Pordenone” è uno serio e tranquillo, conscio che ogni obiettivo va conquistato con impegno e dedizione, concedendosi anche qualche “sana” lettura di libri i cui titoli vengono consigliati da mamma Maria Pia. «La passione per la lettura me l’ha trasmessa lei. Non ho generi di preferenza, leggo di tutto. Obiettivi? Arrivare in alto ma facendo un passo alla volta, cercando di meritarmi la maglia grazie al lavoro. Con l’Alto Adige questo sarà possibile perché oltre alle qualità c’è anche il grande affiatamento con la squadra e la competenza di mister Stroppa».

A bordo campo, però, non c’è solo Spagnoli a scalpitare ma anche altri “tori” di razza, desiderosi di mettersi in evidenza. E se ci scappasse l’incornata? «Non è possibile siamo un gruppo di amici che si rispettano molto. Sento spesso dire che l’amicizia nel calcio non esiste, invece penso che quando il rapporto è vero si possano instaurare legami di grande affiatamento e senza alcuna invidia». Prima di lasciarlo all’allenamento di Maso Ronco, azzardiamo la possibile evoluzione: e se il Toro si trasformasse in un “Cigno” come l’idolo Van Basten? «Il solo accostamento mi fa paura – conclude Spagnoli – anche se nel mio piccolo mi fa piacere perché da un giocatore come lui c’è solo da imparare».













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