«L’alpinismo eroico è stato superato da quello turistico» 

Il re degli 8000 racconta come è cambiato il suo mondo «Oggi le cime sono prese d’assalto da persone facoltose»



TRENTO. Nell’olimpo dei più grandi alpinisti di tutti i tempi il nome di Reinhold Messner occupa la posizione più elevata ed è accompagnato dalla sigla “il re degli 8000”. Reinhold Messner dimostrò infatti che gli scienziati che le loro teorie riguardo al limite umano erano totalmente sbagliate, l’uomo poteva conquistare le cime delle vette più alte del mondo con le sue sole forze. Nel 1978 l’alpinista altoatesino assieme all’austriaco Peter Habeler conquistò gli 8848 metri della montagna più alta del mondo, senza l’aiuto delle bombole d’ossigeno. Un record impresso per sempre nella storia dello sport e non solo, un’impresa che spostò di molto più in là il limite dell’alpinismo. La grandezza di Messner era però destinata ad aumentare, il senso della sfida che da sempre scorre nelle vene dell’altoatesino lo portò a conquistare in solitaria il Nanga Parbat.“L’alpinismo non ha regole, la scalata all’Everest non può essere considerata un vero e proprio record perché non c’è competizione” – afferma Messner. “L’alpinismo tradizionale tenta di realizzare ciò che la generazione precedente ha dichiarato irraggiungibile, è una sottile linea tra il possibile e l’impossibile. La nostra impresa ha avuto un clamore mediatico sensazionale perché gli scienziati avevano dichiarato che quell’ascesa senza ossigeno non sarebbe stata possibile per nessuno”.

Per oltrepassare i limiti umani la preparazione è fondamentale, la cura di ogni dettaglio si accompagna alla sana follia: “Già un anno prima di partire con la spedizione noleggiai un piccolo aereo e con il portellone aperto feci un giro sulla cima dell’Everest. Le sensazioni furono subito molto positive, in quel momento capii che avrei potuto farcela”. Un allenamento durato una vita, intensificato in maniera incredibile nei mesi precedenti all’ascesa: “L’acclimatamento è fondamentale, per un mese abbiamo preso confidenza con le condizioni di rarefazione dell’aria ad elevate altitudini e poi abbiamo dato via alla missione”.

Un tipo di alpinismo eroico e selvaggio completamente diverso da quello turistico che va molto di moda al giorno d’oggi: “Questa disciplina è cambiata totalmente, ultimamente le cime più famose al mondo sono state prese d’assalto da facoltose persone che vogliono poter dire di essere salite sulle storiche montagne. Gli sherpa in primavera preparano i campi base, tracciano una pista con le corde fisse, dopo di che clienti da tutto il mondo salgono come fosse una ferrata”. (s.p.)













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