L’intervista

L’ex tennista Laura Garrone: «Ho giocato con le più forti. A Bolzano ho trovato la mia felicità»

È stata la numero 32 del mondo del tennis e ora commenta le partite su Sky Sport. Nel 2004 si è trasferita nel capoluogo altoatesino per amore: «Sogno un grande viaggio in Sudafrica con mio marito Beppe»


Aliosha Bona


BOLZANO. «Ho sfidato le migliori tenniste dell'epoca: Navratilova, Graf e Sabatini. Ma il sogno dei miei genitori era semplicemente che io mi laureassi: crescere in un ambiente sano e con certi valori mi ha aiutata a vincere. Ora voglio visitare il Sudafrica con mio marito Beppe. È per lui che ho lasciato Milano e ho scoperto l'Alto Adige». Così si racconta Laura Garrone, 56 anni, milanese appunto, ma bolzanina d'adozione.

Attualmente è tra le commentatrici di punta di Sky Sport per quanto riguarda il tennis e per anni è stata uno dei riferimenti tecnici del Tc Bolzano, lo storico circolo di via Martin Knoller. Ma soprattutto è stata numero 32 della classifica mondiale nel 1987 e ha vinto due prove del Grande Slam a livello Juniores (Roland Garros ed Us Open, entrambi nel 1985). La vita di Laura Garrone è fatta di viaggi, successi, delusioni. E anche qualche rimpianto. «Ma dopo anni passati a girare il mondo questa terra mi ha permesso di trovare la mia giusta dimensione, a livello professionale e familiare», sottolinea.

Quando si è avvicinata al tennis?
Tardissimo. Provengo dal mondo della ginnastica artistica, uno sport che iniziai assieme a mio fratello. Dall'oggi al domani lui abbandonò perché non lo convocarono in nazionale e così si è dato al tennis. Lo imitavo in tutto, così cominciai anche io. Le nostre carriere però hanno preso velocemente due strade diverse.

Lui ha sempre insegnato. Lei, invece, era indirizzata verso i grandi palcoscenici.
È stato tutto molto veloce. Ho cominciato a fare i tornei under 14 e presto mi hanno notata, tanto da chiamarmi con le migliori d'Italia in un raduno a Latina. Ricordo che mamma e papà si opposero, perché pensavano non fossi abbastanza matura. Ci andai solo a 16 anni e proprio lì conobbi Raffaella Reggi e Laura Golarsa, due amiche con cui ancora oggi condividiamo la passione per il tennis attraverso le telecronache su Sky.

È passata dall'essere una giovane ragazza di Milano a competere con le migliori al mondo nel giro di pochissimi anni.
Ho vinto i campionati del mondo giovanili in concomitanza con il passaggio al professionismo. Devo ammettere che tutti questi successi mi hanno addossato un pizzico di pressione e mentalmente ho faticato reggere le aspettative.

Di soddisfazioni però se n'è regalate tante.
La più bella che mi viene in mente è la prima partita tra le "grandi" al Roland Garros del 1985. Negli anni ho giocato con campionesse del calibro di Gabriela Sabatini, Steffi Graf e Chris Evert. Anche con le sorelle Williams, ma erano piccolissime al tempo. La più forte? Martina Navratilova, la incontravo spesso e puntualmente perdevo (ride, ndr).

Se le dico la parola "rimpianti" cosa le viene in mente?
Probabilmente mi sarei dovuta affidare ad un allenatore privato e costruire una squadra attorno a me. Invece mi sono aggrappata troppo alla federazione. All'epoca non c'era la possibilità di investire sulla propria carriera come avviene oggi, con preparatori atletici, manager e viaggi illimitati.

Come ha vissuto il ritiro?
Avevo già pianificato tutto. Era il 1997, sapevo di non poter tornare più ai livelli di un tempo e così, dopo ogni eliminazione, mettevo lo zaino in spalla e andavo a visitare la città del torneo. Quell'anno mi è servito tanto, ho imparato delle lingue e ampliato il mio bagaglio culturale. Quando sei "immersa" nel professionismo non hai tempo per fare certe cose.

Com'è la vita di un professionista?
È un privilegio per pochi, io ho avuto la fortuna di fare ciò che mi piaceva, a parte qualche momento di solitudine durante i viaggi. Sono sempre stata convinta del mio percorso, anche perché i miei genitori non mi hanno mai obbligato, nonostante fossero degli sportivi. Anzi, la loro priorità era che io mi laureassi, non tanto che vincessi una partita o un trofeo in particolare.

Come mai è arrivata a Bolzano?
Per amore. Mi sono sposata con Giuseppe Pellitteri, un medico chirurgo odontoiatra, ho "ereditato" dal suo primo matrimonio due figli meravigliosi, che insieme a mia nipote Gaia rappresentano un piacevole impegno quotidiano. Non mi dispiace che non giochino a tennis, è uno sport difficile e a rischio frustrazione per il fatto che si è sempre da soli.

Dopo aver vissuto a Roma e negli Stati Uniti non pensava che una città come questa le sarebbe stata stretta?
Sì, infatti ero molto scettica. Mi sono detta di provarci e alla fine ho scoperto una realtà meravigliosa. Mi piace la qualità della vita, la natura, uscire di casa e pedalare con la mia mountain bike, oltre all'alpinismo. Questo tipo di vita la apprezzo ancora di più perché ho la fortuna di viaggiare ancora molto.

Un difetto di Bolzano?
Forse la varietà di scelta. È una città piccolina che talvolta non sempre riesce a rispondere alle esigenze di tutti. L'attività da maestra di tennis l'ha portata avanti anche qui in Alto Adige. Inizialmente gestivo un circolo in Lombardia, facevo la pendolare. Mi sono trasferita definitivamente nel 2004 e ho iniziato a lavorare al Tc Bolzano, in via Martin Knoller. Spero di essere riuscita a trasmettere ai giovani la mia grande passione per questo sport.

E di Jannik Sinner, sempre più avviato verso la vetta mondiale, cosa la sorprende?
Tutto. L'ho visto per la prima volta che era piccolissimo, mi stupiva il fatto che, nonostante fosse molto gracile, avesse una coordinazione pazzesca. Già quando si era trasferito a Bordighera, a 13 anni, dissi che sarebbe diventato il numero uno del mondo. Ha ancora molti margini di miglioramento.

Anche Lei, come molti altri ex sportivi, ha preso in mano la racchetta da padel?
Niente affatto. Anche perché ho fatto una protesi al piede e la consumerei. Mi diverto, senza sollecitare l'articolazione, giocando a golf.

Il grande sogno ancora da esaudire?
Mi piacerebbe volare in Sudafrica perché è uno dei pochissimi posti che non ho visitato. Ovviamente in compagnia di mio marito Beppe...facciamo tutto assieme.













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