L’ultimo sogno di Tania Cagnotto 

La regina dei tuffi. Ospite a Obereggen, la vicecampionessa olimpica di Rio 2016 ha rivelato: «Mi piacerebbe essere la portabandiera a Tokyo 2021. Il rinvio delle Olimpiadi ha complicato il mio percorso di qualificazione, un anno e mezzo di lavoro buttato via. Non è facile ma ci proverò»



Bolzano. «Non lo nascondo, mi piacerebbe essere la portabandiera alle Olimpiadi di Tokyo il prossimo anno». Dal rifugio Oberholz di Obereggen, nel giorno di apertura della stagione estiva della località bolzanina, cuore del massiccio dolomitico del Latemar, Tania Cagnotto, accompagnata dal marito Stefano, la figlia Maya ed il papà Giorgio Cagnotto, altro grande tuffatore azzurro negli anni ’70, ha confidato un sogno della sua già carriera straordinaria: portare la bandiera tricolore all’inaugurazione dei Giochi Olimpici rinviati al 2021 a causa del Covid-19.

Verso la sesta olimpiade

La più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi, atleta del gruppo sportivo Fiamme Gialle della Guardia di Finanza, coronerebbe il suo sogno in Giappone se riuscirà a superare le qualificazioni italiane in dicembre e i Mondiali nel febbraio 2021. Basti un dato: con quella di Tokio sarebbero sei Olimpiadi per la campionessa bolzanina, la prima nel 2000 a Sidney, l’ultima nel 2016 in Brasile conclusa con una medaglia d’argento nel sincro assieme alla trentina Francesca Dallapè e un bronzo individuale nel trampolino da 3 metri; un oro, tre argenti e sei bronzi ai Mondiali; 20 medaglie d’oro agli Europei.

«Non sarà facile» ha raccontato Tania nella quiete del Latemar, a 2096 metri di altitudine. «Il rinvio olimpico» ha ammesso la campionessa «ha complicato tutto, un anno e mezzo di lavoro buttato, ripartire non è stato facile ma ci proveremo».

Trampolini e montagne

Tania Cagnotto ha allargato la prospettiva, pensando anche ai prossimi mesi. «Ci sono atleti che si allenano in montagna, io non lo posso fare perché ho bisogno del trampolino. In montagna vengo spesso, ad Obereggen scio fin da piccola» continua l’azzurra, «sto scoprendo la montagna anche in estate, qui mi sento sicura, si possono mantenere le distanze di sicurezza e respirare aria pura».

Il comprensorio del Latemar, di cui fanno parte, Obereggen e le consorelle trentine Predazzo e Pampeago, dopo alcuni mesi di restrizioni, da sabato 20 giugno (fino al 6 ottobre) è diventato un luogo in cui potere accarezzare con mano una natura incontaminata, respirare aria pura, compiere esercizio fisico camminando in quel magico mondo chiamato Latemar.ium: reticolo di sentieri in un ambiente rilassante.

«La sicurezza dei nostri ospiti è essenziale, motivo per cui, oltre al rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza governativi e della Provincia Autonoma di Bolzano, abbiamo attuato precauzioni aggiuntive ed efficaci ad Obereggen, al rifugio Oberholz e nei punti di ristoro lungo gli alpeggi della Val d’Ega» spiega Siegfried Pichler, direttore della società impianti presieduta da Georg Weissensteiner. Tutti i collaboratori della società impianti Obereggen Latemar SpA, lo staff del rifugio Oberholz e i dipendenti delle malghe della Val d’Ega sono stati accuratamente formati per ridurre al massimo i rischi, si sono sottoposti al Covid-19 test PCR ed al test sierologico per la ricerca degli anticorpi al virus; i test verranno ripetuti ad intervalli regolari».













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