Sci alpino

La storica rimonta di Thoeni: "Non avevo nulla da perdere"

Lo storico slalom di St. Moritz 1974: «Dopo la prima manche avevo quasi un secondo e mezzo dal leader Gros ma poi ho disputato la discesa perfetta»


di Valentino Beccari


BOLZANO. Ci sono anni che restano impressi nella memoria. Una data sottolineata in rosso nell’agenda della storia. Il “68” non è un anno ma una frontiera generazionale, il padre e la madre di una generazione rivoluzionaria, Anche lo sport ha il suo “68” ovvero il 1974, l’anno in cui la Lazio di Chnaglia, Wilson, Re Cecconi conquistò il suo primo scudetto e che consacrò l’Olanda dei fenomeni, quell’ “Arancia meccanica” che fondò il calcio totale, probabilmente la squadra più rivoluzionaria della storia che i con i vari Cruijff, Nesskens, Rep e Krol dominò il Mondiale che però venne vinto dalla Germania.

E quel 1974 viene consegnato agli archivi per i doppio trionfo di Gustav Thöni ai Mondiali di St Moritz dove si aggiudicò gigante e slalom. Quella seconda manche resta un capolavoro perchè il campione di Trafoi era ottavo dopo la prima discesa, a 1 secondo e 42 centesimi dal leader Pierino Gros e riuscì a recuperare lo svantaggio e a conquistare un titolo mondiale che non sembrava più nelle corde del fuoriclasse altoatesino.

«La prima manche era andata davvero male – ricorda Gustav Thöni – non avevo commesso un errore gravissimo ma tante piccole imperfezioni che mi avevano fatto accumulare un ritardo pesante».

Che cosa ha pensato tra una manche e l’altra?

«Ero ovviamente arrabbiato per come era andata la prima discesa ma allo stesso tempo ero carico: non avevo niente da perdere, avevo la tranquillità giusta per aver vinto il gigante qualche giorno prima e allora appena mi sono tuffato dal cancelletto di partenza ho rischiato il tutto per tutto, passando ad un millimetro da ogni palo. Nessuna imprecisione, nessuna sbavatura, la gara perfetta insomma».

Inoltre gli avversari non erano certo di seconda fila...

«In testa c’era Pierino Gros ma ha sbagliato e poi Hintersser che poteva sfruttare la tracciatura del padre ma che invece ha inforcato».

È stata la consacrazione della valanga azzurra...

«Sì qualche giorno prima a Berchtesgaden in Baviera ci fu un gigante dominato dagli azzurri : Gros primo poi io, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna. Probabilmente la Valanga azzurra è nata in quell’occasione. C’era grande affetto e attenzione per l’Italia e mi ricordo che a St Moritz c’erano più tifosi italiani che svizzeri. Il compianto Fausto Radici aveva dei pullman di sostenitori al seguito».

Un’atmosfera magica...

«Sì, bellissima eppoi era una magnifica giornata di sole. St Moritz è bellissima quando c’è il sole ma quando è brutto tempo si rattrista».

Nella sua hit-parade dell’album dei ricordi dove colloca lo slalom iridato del 1974?

«Sicuramente sul podio dopo il successo alle Olimpiadi del 1972. Il Mondiale all’epoca si svolgeva ogni quattro anni e aveva ancora più valore di adesso».

Sono passati 43 anni da allora, c’è stato Alberto Tomba, il “one man show” dello sci mondiale, non c’è più la Valanga azzurra ma l’Italia dello sci è ancora una frequentatrice abituale del salotto buono del Circo bianco...

«Direi che siamo messi bene e abbiamo grandi chance di portare a casa delle medaglie. In discesa e superG Paris, Fill ed Innerhofer sono tra i migliori interpreti delle discipline veloci ma anche in slalom Mölgg e Gross possono dire la loro».

Ai suoi tempi c’era Paolo De Chiesa eterno piazzato, tante volte sul podio ma mai una vittoria. Quest’anno Sofia Goggia è finita 9 volte sul podio: rischia la sindrome De Chiesa?

«No, le è mancata solo un po’ di fortuna ma nove podi in quattro mesi sono i numeri di una campionessa. È fortissima, va bene in discesa come in gigante, in superG e in combinata. Vincerà parecchie gare di Coppa del mondo. Anzi sono convinto che riuscirà a vincere già ai Mondiali perchè è una che attacca, non sente l’emozione e questo in una gara secca è fondamentale».

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