Maldini, il recordman del Milan 

«Sacchi maniacale, Totti l’ultimo vero campione. Con Leonardo per tornare in Champions»


di Stefano Povoli


TRENTO. Ventisei trofei in 25 anni, 12 dei quali conquistati con la fascia di capitano sul braccio, il debutto in serie A a 16 anni (il più giovane esordiente rossonero della storia), l’addio a quasi 41… bastano i numeri per presentare la vita da record di Paolo Maldini. La storia tra la famiglia Maldini e il diavolo rossonero inizia da molto lontano, più esattamente dall’estate del 1954, quando un 22enne Cesare Maldini (padre di Paolo) venne acquistato dal Milan dell’allora allenatore Bela Guttman. Proprio in quel momento nacque il rapporto viscerale tra la famiglia Maldini e il Milan: di padre in figlio sempre con il simbolo di leader in campo.

Una carriera vissuta intensamente e costellata di successi tanto che Fabio Capello disse di lui: «Maldini? È semplicemente il miglior difensore del mondo». E aveva ragione. Un campione dentro e fuori dal campo, una vita vissuta sempre a testa alta senza mai derogare dai propri principi morali. Un campione atipico che ha fatto della correttezza il segno distintivo tanto sul rettangolo di gioco e fuori.

Il Milan ha vinto 7 Champions League nella sua storia e in tutte c’è la firma della famiglia Maldini. «Mi ricordo ancora il mio primo giorno con questa bellissima maglia, avevo 10 anni e mi presentai ad allenamento – racconta Paolo Maldini – mi chiesero che ruolo avessi, io fino a quel momento avevo giocato solamente negli oratori, andai ad occupare il posto di ala destra, lì cominciò la mia storia».

Una voglia di emergere che inizia da lontanissimo «da quando facevo a gara con il tram per ritornare a casa, scendevo due fermate prima della mia e provavo a superarlo», una storia che passa per il rapporto con maestri del calcio come Liedholm, Sacchi, Capello e Ancelotti: «Sacchi è sicuramente l’allenatore più maniacale che abbia avuto, così meticoloso che me lo sognavo anche di notte – continua Maldini – Capello aveva un carisma unico, mentre Ancelotti è un amico e un maestro nella gestione del gruppo, a Napoli sta dimostrando ancora una volta la sua grandezza».

Allenatori, compagni ma anche avversari: da Platini passando per Maradona e Ronaldo («i più forti che abbia mai incontrato») fino ad arrivare a Totti, «l’ultimo vero campione italiano» per usare le parole della bandiera rossonera. Da capitano a direttore sviluppo strategico dell’area sport dopo un lungo periodo lontano dall’ambiente calcistico: «Galliani era un dirigente fantastico, è giusto che ogni direttore scelga i suoi collaboratori e io non rientravo nei suoi piani. Con Leonardo ci siamo sempre trovati sulla stessa lunghezza d’onda, ho un rapporto splendido con lui e lavoriamo in sinergia. Gestiamo tutti gli aspetti sportivi del Milan. L’obiettivo? Andare in Champions League».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Tennis

Sinner torna in campo, nel Principato primo allenamento verso il Roland Garros

Dopo le cure all’anca al J Medical, Il campione di Sesto ha ripreso in mano la racchetta a Montecarlo sotto la supervisione coach Vagnozzi e Cahill. Ma non ha sciolto le riserve sulla sua partecipazione a Parigi (foto Instagram Sinner)

LA SPERANZA Il post di Cahill che fa sperare i tifosi
IL CAMPIONE "A Parigi solo se sarò al 100%"
DOLORE Per il problema all'anca Sinner si affida al centro della Juve
GOSSIP Nuova fiamma per Jannik? Il gossip su Anna Kalinskaya

Attualità