tuffismo

Per Giorgio Cagnotto sessant'anni visti dal trampolino

Oggi compie gli anni uno dei più grandi tuffatori di sempre


Marco Marangoni


BOLZANO. Saranno in tanti a domandarsi: “già 60”. Spirito giovanile, sempre con la battuta pronta, Giorgio Cagnotto icona del tuffismo mondiale dell’ultimo mezzo secolo, oggi spegnerà sessanta candeline tra indelebili ricordi, aneddoti ed immense soddisfazioni. Dai primi anni ‘60 fino ai giorni nostri ha scritto a suon di vittorie, imprese e qualche delusione, un lungo capitolo della storia dello sport italiano. Suo collega di trionfi, la “leggenda” Klaus Dibiasi, all’epoca il rivale per eccellenza, poi suo allenatore, oggi caro amico. Cinque Olimpiadi, quattro volte è salito sul podio ma mai sul gradino più alto. Ancor oggi, trepidante ai piedi del castello dei tuffi, insegna i trucchi del mestiere ai suoi allievi, gli sprona, soffre e gioisce con loro. Per raccontare la carriera di Cagnotto e del suo albero genealogico servirebbe un libro. Sono gli episodi, spesso cuorisi, che in queste occasioni vanno ricordati. Va chiarito il suo vero nome di battesimo. Sugli atti anagrafici nel giorno del 2 giugno 1947 si legge Franco Cagnotto, Giorgio è spuntato al momento del battesimo. «E’ una questione che prima o poi dovrei risolvere. La discrepanza di nomi sui documenti più d’una volta mi ha creato problemi negli aeroporti o negli alberghi durante le trasferte», rivela il piemontese di nascita, ma bolzanino d’adozione. I primi tuffi gli ha eseguiti per gioco. Da ragazzino seguiva attivamente lo zio materno Lino Quattrin (è stato azzurro in un Italia - Austria) negli show organizzati nelle località termali. «Tuffarmi mi è subito piaciuto. Nelle torride estati torinesi non c’era di meglio che andare al lido per rinfrescarsi. Erano salti umoristci, nessuna tecnica particolare», prosegue Cagnotto.

Nel 1964 vince a sorpresa il titolo italiano dal trampolino sul coetaneo Dibiasi (6 ottobre) e viene convocato per le Olimpiadi di Tokio. «E’ stata una chiamata inaspettata. Il tecnico federale Horst Görlitz (proveniente dalla Ddr, ndr) con il quale il contatto è vivo ancor oggi tant’è che lui si ritiene il “nonno” di Tania, mi inserì nella lista viaggiante. A 17 anni è stata un’emozione». Nel ‘67 è il primo a vincere il “Nuotatore d’Oro”, il più prestigioso e duraturo premio del nuoto italiano, nel 1970 è “Re” d’Europa dal trampolino. I ricordi si spostano a Monaco di Baviera ‘72, l’Olimpiade del terrore. Per lui ci sono argento (trampolino) e bronzo (piattaforma). Per la prima volta si fa vedere davanti al grande pubblico accanto alla fidanzata (sua moglie dal 1984) Carmen Casteiner, già campionessa italiana conosciuta durante i collegiali. «Sono state due bellissime medaglie, ma che rabbia pensarci adesso. Dai tre metri guidavo la gara fino all’ultimo tuffo, poi ho sbagliato il doppio e mezzo rovesciato raggruppato è l’oro è andato al sovietico Vladimir Vasin».

La carriera prosegue e, tra vittorie, serie di secondi posti dietro Dibiasi, fa tappa a Montreal ‘76. L’anno successivo si ritira. Assieme a Carmen si trasferisce a Frossasco per ricoprire la carica di direttore della locale piscina comunale. «Non mi piaceva tanto e sono tornato ad allenarmi - racconta Cagnotto -. Al bronzo mondiale di Berlino ‘78, è seguito quello inaspettato ed amaro ai Giochi di Mosca». Per colui che per 15 anni aveva fatto parte dell’aristocrazia mondiale, mercoledì 23 luglio del 1980 è un giorno dai due volti. «Stavo per vincere la gara a 33 anni, ma al padrone di casa Alexander Portnov è stato concesso di ripetere l’ottavo ed ultimo salto che aveva sbagliato. Alla giuria ha detto di essere stato disturbato dai clamori che arrivano dalla vicina piscina del nuoto. I ricorsi sono fioccati, ma sono solo serviti a far posticipare di un giorno la premiazione». Grazie ad aver imparato a giocarci nel piemontese, Giorgio portò in Alto Adige (prima a Merano poi al Palasport di Bolzano) lo squash.

Tra gli episodi da citare la battuta di caccia con Dibiasi ed il presidente federale Parodi ed il tentativo di salto mortale con gli sci sulle nevi del Sestriere. Lo abbozzo, ma atterrò con la testa ed il contraccolpo le procurò il distacco della retina, già danneggiata in precedenza durante un incontro di squash. Nel maggio 1992 in Florida la cerimonia che lo consacrò nella Hall of Fame del settore. Prima allenatore federale del settore juniores, adesso è commissario tecnico e papà della miglior anticinese al mondo: l’adorata figlia Tania.













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