Personaggi

Raphael, da San Genesio al ring delle Mma 

Il 21enne Raphael Federico è già tra i più forti interpreti della disciplina: a Praga si è piazzato secondo in Coppa del Mondo fermato solo in finale dallo spagnolo Izquierdo: «Ora mi allenerò ancora più forte». A Dublino divide la palestra con il grande Conor McGregor


Matteo Igini


BOLZANO. La gabbia ormai è come se fosse la sua casa. Raphael Federico si sta prendendo la scena nelle MMA, le mixed martial arts, spettacolare e durissima disciplina che sta raccogliendo un successo immenso in tutto il mondo. E il 21enne di San Genesio, figlio d'arte, sta crescendo molto bene Lo dimostra l'argento conquistato a inizio settembre, a Praga, in Coppa del Mondo IMMAF. L'atleta della nazionale azzurra è cresciuto nelle palestre Gracie Jiu Jitsu di San Genesio e Bolzano, guidate dal padre, Alessandro Federico, ma a 19 anni ha fatto le valigie e ha lasciato l'Alto Adige per spiccare da solo il volo. Destinazione: Dublino.

Tanti sacrifici, tanto lavoro e tanta voglia. Di stupire. E ci è riuscito in Repubblica Ceca, dove ha conquistato un ottimo secondo posto, perdendo ai punti solo la finalissima nella categoria 66 kg dopo aver eliminato in precedenza atleti di spessore. E pensare che due settimane prima della Coppa del Mondo il talento altoatesino camminava con l'ausilio delle stampelle a causa di un problema alla caviglia. Ha stretto i denti, è salito su quel ring, chiuso nella gabbia, e ha dato il massimo, regalandosi questa meritatissima medaglia d'argento. In Irlanda, Federico si prepara in quello che possiamo definire il tempio europeo delle MMA, ovvero la palestra in cui si allena anche Conor McGregor, uno dei più celebri fighters nelle arti marziali miste.

Raphael, partiamo da Praga. Che emozioni ha provato al termine della Coppa del Mondo?

All'inizio ero molto deluso. Poi, però, ho riflettuto su quanto fatto e posso ritenermi molto orgoglioso di questo risultato. Ho sconfitto due dei migliori lottatori al mondo e in finale mi sono comunque battuto bene. Ho trovato avversari più esperti, eppure sono riuscito a prevalere su un pluricampione di kickboxing in Asia come il tagiko Rioev. Prima del match, la gente mi aveva avvertito che Rioev sarebbe stato un avversario veramente tosto, ma io non ci ho pensato più di tanto. Sono entrato nella gabbia, ho preso un bel colpo, ma ho tenuto duro e alla fine ho vinto con la testa.

In finale, invece, com'è andata?

Ho affrontato lo spagnolo Izquierdo, un atleta già formato, al top della sua carriera. E' un judoka molto forte, che mi ha proiettato più volte. Io ci ho provato, l'ho colpito, ma non è arretrato di un centimetro. Tanto di cappello a lui. Appena tornerò in Irlanda, so che dovrò allenarmi con maggiore intensità, visto che ho incontrato avversari con più esperienza.

A Praga ha regalato una bella medaglia all'Italia. Cosa si prova a indossare i colori azzurri?

C'è tanta soddisfazione. Sono fiero di rappresentare il mio Paese e sono entrato nella gabbia tenendo alta la bandiera tricolore. E' stata un'emozione unica.

Quando è nata la sua passione per le MMA?

Sono cresciuto nella palestra di brazilian jiu jitsu con mio papà e mi sono sempre allenato assieme a lui. Poi a 15 anni, guardando alcuni video di MMA su Youtube, ho scoperto questa nuova passione. Mio padre mi ha aiutato tanto, visto che si allena da tantissimi anni nelle discipline di combattimento. Poi, nel 2019, dopo la maturità, ho messo da parte un po' di soldi lavorando come cameriere e bagnino e a febbraio sono partito per l'Irlanda.

Che è diventata la sua nuova casa...

Sì. Mi alleno a Dublino nella palestra, la migliore che ci sia in Europa, dove si prepara anche Conor McGregor, il combattente più famoso nelle MMA. Lui non c'è spesso, fa un po' quello che vuole, però mi allena il suo coach.

Ha avuto modo di conoscere McGregor?

Sì, l'ho conosciuto quando vivevo in palestra, dove ci sono i dormitori. Adesso, invece, abito a 5 minuti dall'impianto e ho una stanza in un appartamento condiviso, ma prima avevo una stanzetta all'interno della struttura che condividevo con altre cinque persone. A Dublino, appena arrivato non avevo amici e mi ha aiutato a non stare da solo, anche se avevo poca privacy. Visto che vivevo lì, aprivo la sera la palestra a Conor McGregor, perché lui doveva allenarsi da solo.

Che tipo è?

E' un tipo fuori dagli schemi. Anche in allenamento fa cose assurde.

Ci può descrivere la sua giornata?

Mi alzo intorno alle 8 e poi inizio a lavorare. Lavoro per un'azienda collegata per Youtube e mi occupo delle segnalazioni che arrivano per alcuni video, che devono essere controllati ed eventualmente bloccati. E' un lavoro perfetto, perché mi dà la possibilità di allenarmi due volte al giorno. Alle 11, durante la pausa, svolgo un lavoro specifico di MMA. Poi torno a casa, pranzo e riprendo a lavorare fino alle 17. La sera torno ad allenarmi.

Qual è il suo punto forte?

Mi alleno nel brazilian jiu jitsu da una vita e in questa disciplina riesco a dare il meglio di me stesso.

In cosa, invece, sente che deve ancora crescere?

Devo migliorare in tutto. Sono già formato abbastanza bene, durante i combattimenti mi sono sentito a mio agio in ogni posizione, ma ovviamente si può e si deve sempre migliorare.

Le MMA, soprattutto con la federazione di punta, l'UFC, sono seguitissime in tutto il mondo...

Sì e potenzialmente potrebbero diventare la nuova disciplina olimpica del futuro, vista la grande espansione che stanno avendo e l'interesse che ruota attorno a questo mondo, soprattutto all'estero.

Per la Playstation c'è anche il videogioco UFC che ha un grande seguito. Ci gioca anche lei? E quale lottatore sceglieva?

Sì. Nelle prime edizioni del gioco, tipo UFC Undisputed, utilizzavo quasi sempre Chuck Liddel. Nel nuovo, UFC 4, invece, scelgo Georges St-Pierre.

A chi commenta che le MMA sono uno sport violento cosa dice?

Che è uno sport molto duro, però è molto tecnico e c'è tanto controllo. Sicuramente non è fatto per tutti, ma aiuta a gestire le emozioni, vengono trasmessi valori come rispetto e disciplina. Nessuno ti costringe a farlo. Chi lo fa sa cosa può succedere all'interno della gabbia e lo accetta.

Cosa prova quando entra in quella gabbia?

Diciamo che a livello di emozioni entrare in gabbia è una delle peggiori situazioni in cui ci si possa trovare. Ti trovi davanti il tuo avversario e sei consapevole che potresti fare una figuraccia o finire kappaò. Io gestisco le emozioni dicendo a me stesso che sono il migliore al mondo. Me lo ripeto mille volte. Mi dà sicurezza. Poi vada come vada. Ci sono lottatori che appena entrano nella gabbia vanno nel panico. Io, invece, mi gaso.

Ha un atleta di riferimento?

Sì, Georges St-Pierre. E' il mio preferito. E' molto tecnico e intelligente e nonostante tutte le vittorie è sempre rimasto umile.

Quale potrebbe essere l'avversario da affrontare nell'incontro dei suoi sogni?

Non saprei, però vorrei diventare campione del mondo della UFC (la più importante organizzazione mondiale delle MMA, ndr). Sarebbe come se vincessi la Champions League.

Ha praticato anche altri sport oltre al jiu jitsu e alle MMA?

Sì, ho giocato a calcio per dieci anni e ho sciato tanto. Però la mia strada era un'altra. E l'ho trovata a 15, 16 anni, quando ho deciso cosa fare nella vita: le MMA.

In UFC c'è un ragazzo trentino che si sta facendo largo: Marvin Vettori. Lo conosce?

Sì. Ha appena combattuto per il titolo UFC e ha perso, ma è giovane e prima o poi ce la farà, ne sono sicuro, perché ha la testa giusta. Ci siamo allenati assieme, ma siamo pesi completamente diversi.

Quanto è stato ed è importante suo papà Alessandro nella sua carriera?

Mio papà è importantissimo. Mi ha dato tutte le dritte, da come comportarsi a come allenarsi. Senza di lui, non avrei quelle qualità nel jiu jitsu che mi hanno aiutato a vincere l'argento. Senza di lui non sarei qui. Adesso mi alleno a Dublino, ma lui mi segue sempre, mi consiglia ed è molto influente nella vita e carriera.













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