Santangelo e Knapp al top Più forti di ogni avversità 

Al femminile. Per Mara una Fed Cup e il doppio di Parigi nonostante la malformazione al piede Karin ha superato diverse operazioni per problemi cardiaci e muscolari: in bacheca 2 tornei Wta



Bolzano. Sono stati i genitori a spingerla ad impugnare la racchetta. Ed è per una promessa fatta che, nonostante il parere contrario dei medici, Mara Santangelo ha deciso di combattere con tutte le sue forze per arrivare tra le migliori giocatrici al mondo. Nata a Latina, trasferitasi a Cavalese all’età di 2 anni, ma cresciuta tennisticamente a Bolzano, prima al Ct Crdd di via Resia, poi sotto l’ala protettrice del maestro Manuel Gasbarri, poco più che bambina, guardando in tv un match di Martina Navratilova, Mara strinse un patto con la madre, dicendole che un giorno sarebbe arrivata a giocare sul centrale di Wimbledon. Il destino però si portò via la donna quando la tennista aveva 16 anni; un lutto sconvolgente, che comunque non frenò la giovane, ma la spinse a concentrarsi ancora maggiormente nella realizzazione di quel sogno. Poco tempo dopo un altro duro colpo: la scoperta di una malformazione al piede, accompagnata da dolori lancinanti. Gli specialisti non lasciano spazio a voli pindarici, ma Mara continua a lottare. Stringe i denti e viene premiata, perché nel giugno del 2005 eccola sul centrale di Wimbledon sfidare al secondo turno Serena Williams. L’azzurra è 127 al mondo, ma in campo pare essere lei la stella. Santangelo vince il primo set dominando, poi i dolori tornano, prepotenti. Il problema la blocca e la porta inevitabilmente alla sconfitta. Sembra essere il colpo del definitivo k.o., e invece no. L’anno successivo la nuova risalita. Arriva il primo titolo Wta ed anche il successo con l’Italia in Fed Cup, da protagonista, con la vittoria in singolare che porta le azzurre ad agganciare il Belgio sul 2-2, permettendo al doppio di conquistare il punto decisivo. E poi, nel 2007, proprio in doppio, Santangelo si aggiudica anche uno Slam, con il titolo del Roland Garros, centrando il suo best ranking, 27 al mondo. Nel 2010, purtroppo, un altro infortunio. Ma non c’è più nulla da conquistare, la promessa è mantenuta, e Mara lascia la racchetta.

Cinque operazioni al ginocchio e un’aritmia cardiaca non l’hanno frenata. È un’altra storia di rinascita, totalmente in salsa altoatesina, quella che ha come protagonista Karin Knapp, di Lutago. In campo già all’età di 7 anni con i fratelli Stefan e Micheal, spronata da mamma Marianna e papà Alois, che già frequentavano il TC San Giorgio, Karin diventa professionista nel 2003. Si unisce poi al gruppo di Caldaro, dove Massimo Sartori la indirizza verso il tecnico Marco Boesso. I primi problemi affiorano nel 2008 e in quell’occasione è il cuore a fare le bizze. La stagione seguente è ancora più catastrofica: prima un altro problema cardiaco, poi un’infiammazione al ginocchio la costringono a fermarsi e a ripartire dai tornei minori. Tutto questo non scoraggia Knapp che riprende a giocare e lentamente inizia a salire in classifica. Nel 2013, anno in cui vince la Fed Cup, arriva anche il suo miglior risultato nei tornei dello Slam, quarto turno a Wimbledon. L’anno successivo conquista il suo primo titolo Wta, a Tashkent. Per una crudele ironia, il momento migliore della sua carriera coincide anche con l’inizio della discesa. Nel 2015 infatti si registrano il secondo alloro a Norimberga e il best ranking - 33 del mondo -, ma anche l’ennesimo infortunio al ginocchio. Da lì in poi un calvario fino all’addio ufficiale del giugno del 2018. Oggi Karin Knapp vive a Roma, dove è diventata mamma ed ha intrapreso il mestiere di allenatrice col marito Francesco Piccari. P.G.













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