Sochi, cerimonia d’apertura: il Cannibale col tricolore in mano si emoziona
Armin Zoeggeler alla sua sesta olimpiade: «Per un atleta i Giochi sono sempre un evento speciale, per me che ho portato la bandiera anche di più»
SOCHI (RUSSIA). La bandiera stretta tra le mani, il sorriso, e l'orgoglio di «mostrare al mondo l'Italia». Armin Zoeggeler si scioglie: il Cannibale del ghiaccio, 40 anni, cinque Olimpiadi alle spalle, sempre sul podio, sente forte l'emozione che non è quella fredda del ghiaccio che per metà della sua vita agonistica ha tagliato con le lame della slitta.
A Sochi l'azzurro ha condotto la squadra per guidarla in questi Giochi: «È un'esperienza particolare, un'emozione nuova - racconta al termine della sfilata composta e allegra di un'Italia stavolta formato atleti allo stadio - È la mia cerimonia e mi sono molto emozionato». Fuori dopo la Spagna per rispettare l'ordine scritto dall'alfabeto cirillico, l'Italia si è stretta intorno al suo campione più rappresentativo.
«È vero ho cinque Olimpiadi alle spalle - aggiunge lo slittinista oro a Torino nel 2006 - ma per un atleta i Giochi sono sempre un evento speciale. E per me che ho portato la bandiera anche di più. Un giorno da ricordare». Ma il Cannibale non dimentica che è venuto a Sochi per dire ancora la sua sulla slitta. «Scappo a riposare, devo recuperare. Ho la gara».
Zoggeler, alla sua maniera: perchè a 40 anni i Giochi da portabandiera valgono ancora di più e quell'Italia che si è portato dietro al Fisch stadium sotto gli occhi del Premier Letta fa il tifo per lui.