Tumolero, il maratoneta sulle lame splendenti 

L’allievo di Enrico Fabris fa suo il bronzo sui massacranti 10.000 di pattinaggio «Mi pare incredibile, pensare che avevo paura perchè sono le prime Olimpiadi»



GANGNEUNG (Corea del Sud). Da Roana con furore, passando per Baselga di Pinè inseguendo le orme del suo idolo Enrico Fabris, per atterrare quasi come un marziano sul bronzo olimpico dei 10.000 metri sulle lame. Nicola Tumolero bronzo olimpico? Sissignori, è proprio così, il pattinaggio di velocità azzurro torna sul podio alle Olimpiadi. Lo fa a ben 12 anni dai trionfi di Torino. Merito di questo ragazzo nato e cresciuto nella piccola frazione sull’altopiano di Asiago che ha iniziato a pattinare ed è tifoso sfegatato di Valentino Rossi. Tumolero e Fabris sono compaesani (abitano a circa 800 metri di distanza), amici, colleghi (entrambi poliziotti) e rispettivamente allievo e allenatore. Enrico è colui gli dà i consigli tecnici e gli mostra le tabelle con i tempi sul giro durante la gara. Nicola ha infiammato la notte coreana con una prestazione perfetta sia dal punto di vista tattico che della pattinata, leggera, elegante, redditizia. Il pattinaggio velocità non è solo resistenza ma anche classe nell’azione. Tumolero, 23 anni, ha pattinato come se fosse uno dei grandi “mostri sacri” di una distanza storicamente terra di conquista olandese. Niente da fare, l’Olanda è uscita quasi sconfitta perché il suo numero uno Sven Kramer è andato clamorosamente fuori giri ma si è “salvata” con l’argento di Jorrit Bergsma perché Ted-Jan Bloemen, andato a prendersi l’oro con tanto di record olimpico (12.39,77), non è più un oranje dal 2014 bensì canadese.

Nicola è un italiano che per costruire i suoi successi - a gennaio è stato oro europeo sui 5000 e secondo sui 5000 in Coppa del mondo - è costretto (come gli altri azzurri) ad allenarsi all’estero principalmente sulle piste tedesche (Berlino, Inzell ed Erfurt) perché in Italia, maledettamente, non ci sono piste coperte e a Baselga c’è troppa indecisione per coprire l’ovale di Miola.

La favola di Tumolero viene scritta tra la quinta e la sesta e ultima batteria dei massacranti 10.000. Opposto in penultima batteria a Bloemen, il vicentino cresciuto nella Sportivi Ghiaccio Roana prima del passaggio nelle Fiamme Oro, lascia andar via l’avversario ma lo controlla anche se pare accusare un calo al terzo chilometro. Nulla di preoccupante perché Nicola riprende subito a girare in maniera costante. Al passaggio a metà il gap tra i due è di circa cinque secondi e poi aumenta. La foglia d’acero prova a scappar via ma l’italiano non demorde e termina gli infiniti 25 giri in 12.54,32, personale migliorato di oltre 7” e a 69 centesimi dal primato nazionale di Davide Ghiotto, ieri solo dodicesimo anche causa una caviglia malconcia. C’è da attendere l’ultimo duello, quello tra Kramer e il tedesco Patrick Beckert. L’azione dell’olandese è buona ma non dirompente, tiene fino al sesto chilometro poi crolla e chiude in 13.01,02. Il podio è sfumato, bronzo al collo di Tumolero.

«Mi sembra tutto incredibile, pensare avevo paura perché sono le mie prime Olimpiadi - ha detto Nicola -. Ero un po’ demoralizzato dopo i 5000, in questi giorni ho cercato di rilassarmi, di gareggiare sui 10.000 senza particolari aspettative, volevo solo dare il meglio. È tutto inaspettato come il ritrovarmi Kramer alle spalle. Dedico questo bronzo a mia nonna Margherita e qui in tribuna c’era la mia famiglia (papà Diego, mamma Orietta e la sorella Alessia, ndr). Fabris per me è un esempio, sono cresciuto sulle sue orme e mi aiuta sotto l’aspetto tecnico».

E domani Tumolero guiderà la gara d’inseguimento a squadre.(m.m.)

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