La scalata della nord del GII

Unterkircher è tornatole foto dell'impresa

L'ultima grande impresa, quella che mancava nella storia dell'alpinismo. L'altoatesino Karl Unterkircher e il lecchese Daniele Bernasconi hanno conquistato la vetta del Gasherbrum II salendo dalla parete nord: l'ultima delle pareti inviolate. E l'hanno domata senza ossigeno aggiuntivo.



Karl Unterkircher e il lecchese Daniele Bernasconi hanno compiuto venerdì 20 luglio la prima salita dell’inviolata parete Nord del Gasherbrum II, cima di ottomila metri (per l'esattezza 8.035) che sorge accanto al K2. L’impresa è stata compiuta senza ossigeno supplementare. I tre alpinisti italiani erano partiti due giorni prima dal campo base cinese del Gasherbrum II e sono poi saliti al campo 1 (5.800 metri), oltrepassando un verticale pilastro di roccia nera con difficoltà fino al quinto grado, che il trio aveva attrezzato nelle scorse settimane in soli tre giorni di lavori in parete, a poca distanza dal crollo di giganteschi seracchi. Poi avevano proseguito verso l’alto, attaccando lo spigolo Nord e arrivando a quota 6.700 metri. La salita è stata difficoltosa, perché i tre alpinisti hanno dovuto aprirsi il varco tra una spessa coltre di neve fresca. Ieri l’impresa si è conclusa sulla parte finale dello spigolo, alto complessivamente 2.200 metri, fino alla cima di 8.035 metri.

«Siamo in cima. Il tempo è bellissimo, vediamo la punta del K2». Sono state queste le prime parole di Karl Unterkircher in diretta telefonica dalla vetta del Gasherbrum II dove, insieme al lecchese Daniele Bernasconi, ha portato a termine la più importante scalata degli ultimi dieci anni.
 Gli alpinisti, come detto, sono saliti in vetta dallo spigolo Nord, lungo un itinerario fino ad oggi inviolato. «Abbiamo scelto questa nuova via - ha raccontato con concitazione Unterkircher - abbiamo improvvisato tutto quanto, anche il campo in parete, più o meno a 7000 metri».
 La gioia per un’impresa che entra, a pieno titolo, nella storia dell’alpinismo è tanta, nonostante gli sforzi enormi compiti dagli alpinisti. «Siamo distrutti - ha continuato l’alpinista altoatesino - spremuti come limoni. Siamo partiti dal campo base tre giorni fa, abbiamo fatto il pilastro. Siamo saliti in stile alpino».
 I due alpinisti italiani hanno raggiunto la vetta alle 20 ora locale, le 14 in Italia.
 «Lo stato d’animo è di una certa serenità - ha aggiunto Bernasconi - anche perchè per la discesa abbiamo ancora due o tre ore di luce. Sono abbastanza contento. Lo sarò appieno solo quando saremo tutti a casa».

Avendo a disposizione, per l'appunto, soltanto un paio di ore di luce gli alpinisti hanno preferito scendere dalla parete sud, certamente più abbordabile. Questo cambio di rotta ha comportato uno sconfinamento in Pakistan e da qui sono sorte poi, dopo l'impresa, una lunga serie di incomprensioni burocratiche (permessi e autorizzazioni in Pakistan non erano stati previsti dalla spedizione visto che l'ascesa era stata compiuta completamente in territorio cinese) che ha reso possibile il ritorno soltanto quindici giorni dopo, il venerdì 3 agosto.

La spedizione è stata organizzata dal noto alpinista italiano Agostino Da Polenza e dallo spagnolo Sebastian Alvaro.















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