«Vorrei restare al Neruda ma dipende anche... dall’esame di maturità» 

Fra passato e futuro. La scelta dell’università post-esame sarà decisiva anche per il volley «Ma prima di tutto spero di rimettermi definitivamente dall’infortunio e tornare in campo»


Matteo Igini


Nella stagione agonistica 2018/2019 Nicole Ianeselli era stata la rivelazione del Maia Dentis Neruda. In questo campionato di B2 di pallavolo femminile, invece, non ha avuto l'occasione di ripetersi, a causa di un infortunio che l'ha tenuta ai box per quasi tutta la stagione. E coach Andrea Bollini ha dovuto così rinunciare a una delle sue migliori armi per tentare di affondare le formazioni avversarie. Poi, complice il Coronavirus, quest’annata 2019/2020 è andata in archivio già agli inizi di marzo, con la Federvolley che ha deciso di cancellare promozioni e retrocessioni, salvando dalla serie C il Neruda, che si trovava ultimo in classifica nel girone D con un solo punto. Schiacciatrice, classe 2001, la bolzanina avrebbe voluto dare il suo contributo, aiutando la squadra a uscire dal tunnel, ma dopo il rientro a gennaio si è dovuta fermare nuovamente dopo poche settimane per il solito problema al ginocchio. Adesso si sta preparando per un appuntamento molto importante: la maturità.

«Con la chiusura delle scuole abbiamo iniziato a seguire da casa le videolezioni, che si svolgono principalmente la mattina - dice Nicole, studentessa del Liceo scientifico Torricelli -. Ci stiamo preparando per l'esame e speriamo vada bene».

In questa stagione sportiva non è stata particolarmente fortunata, visto l'infortunio che l'ha bloccata a lungo e la ricaduta.

«A inizio stagione speravo nel rientro ed ero pronta a dare il massimo, ma a settembre, quando ho ripreso a saltare, ho avvertito di nuovo un dolore al ginocchio. Così mi sono dovuta fermare, ho fatto diverse sedute di fisioterapia e sono stata seguita da un medico specialista a Verona, il dottor Zorzi. Ho ripreso a gennaio, purtroppo però sono riuscita a giocare solo un mese, perché ho sentito ancora male, poi la stagione si è interrotta per il Covid19. Ora sono tornata a Verona per sottopormi a un altro ciclo di infiltrazioni e fra due settimane avrò la visita di controllo».

Quando ha iniziato ad accusare problemi al ginocchio?

«A marzo del 2019. Avvertivo già un po' di dolore, ma nulla di che. Poi durante una partita sono atterrata male, ho sentito una fitta e da lì mi sono fermata. Dopo un intervento alla Santa Maria sono rientrata in campo a fine maggio per disputare la fase nazionale con l'U18, ma a settembre, come detto, il problema è tornato».

Qual è il problema che l'ha fermata?

«Un'infiammazione al tendine rotuleo».

Dalla prossima stagione, invece, cosa si aspetta?

«Premetto che non so ancora se resterò a Bolzano o meno. Dipende... dall'università».

Quale vorrebbe frequentare?

«Mi piacerebbe provare fisioterapia, ma devo vedere se e dove riuscirò a entrare. Se dovessi rimanere a Bolzano proseguirei con il Neruda. Se mi trasferissi a Trento o Verona dovrei cercare una squadra lì, ma lo saprò solo a settembre».

A gennaio è tornata in campo dopo il lungo stop. Cosa ha provato?

«È stato emozionante rientrare dopo cinque mesi. Avevo voglia di tornare in campo per aiutare le mie compagne a uscire da un momento difficile. Non eravamo ancora riuscite a vincere una partita e il morale ne risentiva. Io ho cercato di dare il massimo e di sostenerle, portando anche un po' di allegria in campo. Non vedevo l'ora di rientrare, però è tornato il dolore e per me è stato un altro crollo emotivo».

La squadra, già molto giovane di suo, in questa stagione è stata colpita da diversi infortuni. Difficile fare di più...

«Gli infortuni sono stati tra i fattori principali delle difficoltà che abbiamo incontrato. La squadra titolare, infatti, non è mai stata schierata in campo e durante ogni partita il coach è stato costretto ad affidarsi a un sestetto diverso. Poi siamo molto giovani e diverse ragazze all'esordio in campo nazionale. Questi fattori hanno sicuramente influenzato l'andamento del campionato, poi quando finisci in un buco nero è difficile uscirne».

Nella stagione precedente, invece, è stata tutta un'altra storia con una bella rimonta nella seconda parte del campionato che vi ha portato fuori dalla zona retrocessione e a chiudere addirittura al quarto posto.

«È stata la stagione più bella che io ricordi. Non siamo partite nel migliore dei modi, perché ancora non ci conoscevamo bene. Ci trovavamo nella parte bassa della classifica, ma da gennaio abbiamo iniziato a crederci di più e abbiamo vinto anche contro le prime della classe. L'umore si è alzato e alla fine siamo arrivate quarte. Davvero un ottimo risultato».

Quando ha iniziato a giocare a volley?

«Molto piccola, a sei - sette anni. Ho giocato nella Pallavolo Bolzano, poi nel San Giacomo e quindi nel Neruda».

Come mai ha scelto la pallavolo?

«Un'amica mi ha chiesto di giocare e mi sono subito appassionata. All'inizio l'ho presa come un gioco, poi crescendo è diventata proprio una passione da coltivare».

Ha avuto modo di seguire anche la prima squadra del Neruda quando militava in A1?

«Sì e per me è stata una grande emozione poter assistere la domenica alle partite di serie A. Ho fatto parte del settore giovanile di una squadra che giocava nel massimo campionato ed è stato molto stimolante».

È rimasta particolarmente colpita da qualche giocatrice di quel Neruda?

«Sì, da Valeria Papa. Giocava nel mio ruolo e con il mio stesso numero, il 9. L'ho sempre ammirata per la sua tecnica».

Nel suo percorso di crescita nella pallavolo chi ha avuto un ruolo particolarmente importante?

«Luigi Archis (attuale secondo allenatore del Neruda, ndr), perché è stato lui a farmi scoprire già da piccola la pallavolo. Mi ha insegnato tutto e per me c'è sempre stato».

Ha un sogno nel cassetto?

«Prima di tutto evidentemente spero di rimettermi e tornare in campo nella prossima stagione. Poi vorrei continuare a giocare il più possibile, magari anche in serie B1 o anche a livelli più alti».

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