Londra chiama Napoli, l'ultimo Caravaggio alla National Gallery



Londra chiama Napoli, Napoli chiama Londra. C'è uno straordinario accordo di scambio culturale, tra due città che in secoli passati si contesero la palma di capitale più popolosa d'Europa, dietro l'evento in onore del genio tormentato di Caravaggio che la National Gallery ha presentato oggi nella monumentale sede di Trafalgar Square, fra le iniziative pilota del bicentenario della sua fondazione: ricorrenza destinata a scoccare formalmente "il 10 maggio", come sottolinea all'ANSA Gabriele Finaldi, storico dell'arte londinese di radici paterne italiane e napoletane, nonché deus ex machina da quasi un decennio - in veste di direttore - di uno dei templi europei e mondiali, non solo british, della fruizione artistica.
    Intitolato 'The Last Caravaggio' (L'Ultimo Caravaggio), l'evento propone al pubblico londinese e internazionale della capitale britannica 'Il Martirio di Sant'Orsola', dipinto dal pittore lombardo nel 1610, durante il suo secondo soggiorno partenopeo, poche settimane prima di morire sulla strada di un agognato - e mai realizzato - ritorno a Roma benedetto dal perdono papale per l'omicidio Tomassoni di 4 anni prima.
    Un'opera di proprietà della collezione Intesa San Paolo - attribuita a lui solo nel 1980, grazie a uno dei più clamorosi e fortuiti ritrovamenti di documenti della storia dell'arte mondiale - prestata alla Gallery (per la seconda volta dopo vent'anni) dalla sede di Napoli delle Gallerie d'Italia promosse dall'istituto bancario: museo che la espone normalmente e che ha ricevuto in cambio due tele di Velazquez destinate ad andare in mostra nel capoluogo campano dal 24 aprile. "The Last Caravaggio", ma anche "the lost Caravaggio" ("il Caravaggio perduto"), come spiega Francesca Whitlum-Cooper, curatrice dell'iniziativa a Londra, ripercorrendo - con erudizione enciclopedica sulla pittura italiana unita a una non comune capacità di esprimere l'emozione, il dramma, la passione della figura di Michelangelo Merisi fra genio e violenza - la vicenda di un quadro acquisito inizialmente alla collezione della banca italiana come soggetto caravaggesco di un qualche seguace del maestro. Salvo poter essere riattribuito senza tema di smentite circa 44 anni orsono sulla scia del rinvenimento nell'Archivio di Stato di Napoli di una lettera d'epoca, scritta da un agente del mecenate genovese Marcantonio Doria a dimostrazione di come esso fosse stato in realtà eseguito su commissione da Caravaggio in persona. Lettera pure esposta da domani al pubblico, nella saletta numero 46 della National Gallery, assieme a Sant'Orsola e all'unico quadro di Caravaggio posseduto dall'istituzione londinese, la quasi coeva 'Salomè con la testa del Battista': dipinta a sua volta a Napoli, con gli stessi scampoli di realismo duro e gli stessi inquietanti giochi di luce in chiaroscuro. Due tele sole, ma due autentiche pietre miliari della parabola di Caravaggio, oltre che due esempi preclari "della sua modernità", nelle parole di Finaldi, entusiasta di poter fare del Merisi "l'apripista del bicentenario" dell'istituzione da lui diretta; e "grato al gruppo Intesa San Paolo come all'Archivio di Stato di Napoli". "La decisione della National Gallery di celebrare il suo duecentesimo anniversario con un Caravaggio prestato dalle Gallerie d'Italia è una prova dell'impegno d'Intesa San Paolo e del suo ruolo di grande player culturale, riconosciuto non solo in Italia ma dai più prestigiosi musei internazionali", gli fa eco Michele Coppola, direttore generale delle Gallerie d'Italia.
    Non senza contraccambiare il grazie per "i due capolavori di Velazquez" dell'istituzione londinese che saranno "accolti come ospiti d'onore di qui a pochi giorni dalle Gallerie d'Italia, a Napoli". 
   









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