I giardini di Ceylon, libri sorprendenti dallo Sri Lanka

Piccolo, magnifico, sofferente gioiello dell’oceano indiano, l’isola di Sri Lanka è stata la Ceylon degli inglesi e prima, all’epoca di Sinbad il marinaio, la Serendip degli arabi (fra l’altro ha...



Piccolo, magnifico, sofferente gioiello dell’oceano indiano, l’isola di Sri Lanka è stata la Ceylon degli inglesi e prima, all’epoca di Sinbad il marinaio, la Serendip degli arabi (fra l’altro ha dato origine al termine “serendipità”, mutuato dal persiano antico, oggi utilizzato per indicare una cosa bella scoperta per caso).

Dallo Sri Lanka a volte arrivano libri molto interessanti: ad esempio “Le sette lune di Maali Almeida” di Shehan Karunatilaka, che ha vinto il Booker Prize nel 2022, o, lo scorso anno, “Passaggio a Nord” di Anuk Arudpragasam, che affronta il tema classico dell’emigrazione ma anche quello della guerra civile che per molto tempo ha opposto la maggioranza Cingalese alla minoranza Tamil (conclusasi con la sconfitta dei secondi e il tramonto della loro rivendicazione di uno stato libero nel nord dell’isola). Sullo sfondo giganteggia il nome di Michael Ondaatje, l’autore del celebre “Il paziente inglese”, a sua volta vincitore del Booker Prize e dal quale venne tratto l’omonimo film, vincitore di 9 premi Oscar.

Oggi consigliamo però un libro uscito un po’ in sordina in Italia nel 1999, “I giardini di Ceylon”, di Shyam Selvadurai (Il Saggiatore, trad. Erica Mannucci, poi ripubblicato da Net). Seconda prova narrativa dopo l’esordio di “Funny Boy” (1994), che aveva riscosso un notevole successo, è un romanzo molto classico nell’impianto, che affronta, come altri di questo autore nato a Colombo, la capitale dello Sri Lanka, nel 1965, poi naturalizzato canadese, temi assai attuali: da un lato la condizione femminile, dall’altro l’amore omosessuale.

L’azione del melò si svolge negli anni 20 del secolo scorso. L’ambientazione è quella di un quartiere “bene” di Colombo, dove vive l’aristocrazia locale (Tamil), che come in altre colonie, prospera grazie ai buoni rapporti con l’autorità britannica. È qui, a Cinnamon Gardens, che vive Annalukshmi, giovane insegnante ambiziosa e “ribelle” (in un contesto dove la ribellione, per una donna, può significare semplicemente volere una bicicletta). I tempi infatti stanno cominciando a cambiare: la protagonista non è disposta a seguire docilmente il destino che la tradizione le ha assegnato, e che conduce fatalmente verso un buon matrimonio e dei figli. L’altro protagonista del romanzo, Balendram, introduce invece il tema dell’amore “proibito”, il cui oggetto è Richards, un inglese conosciuto ai tempi degli studi universitari a Londra, che all’improvviso ricompare in Sri Lanka, portando disordine ma anche passione.

Sullo sfondo il profilarsi delle tensioni fra le diverse componenti nazionali e religiose del Paese, destinate ad esplodere all’indomani dell’indipendenza.

Un libro che mi sento di consigliare, soprattutto ai lettori giovani, perché, a dispetto dell’esotismo, contiene elementi di riflessione validi in ogni luogo e ad ogni epoca, riguardo alla necessità di vivere una vita “autentica” e ai limiti imposti dalle tradizioni, ma anche dal senso di responsabilità nei confronti delle persone a cui siamo legati.

 













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