Il disagio, sempre più diffuso, degli italiani in Alto Adige



Mancano persino le parole per definirlo, il disagio degli italiani. Perché, come ha giustamente detto l’ex sindaco Spagnolli, il disagio è proprio uno schema mentale: «è ovvio e allo stesso tempo non esiste». Cercando di fare un’inchiesta su quello che abbiamo chiamato il «gruppo in declino» (con un punto di domanda che lascia una porta socchiusa sul futuro) e raccontando, da dentro, il disorientamento di un pezzo importante della comunità italiana, stiamo scoprendo prima di ogni altra cosa che è proprio la comunità a non esistere. Non c’è un famiglia. Ci sono tante famiglie. Non c’è un pianeta. Ci sono piccoli satelliti che senza parlarsi rischiano di restare ai margini del sistema solare. E restare ai margini - in un Alto Adige che è sempre più Sudtirolo - non significa giocare male una partita. Significa non essere della partita. Significa non entrare proprio in campo. Spagnolli declina in modo nuovo il concetto di territorio, inteso come terra e luogo da coltivare ancor prima che come luogo nel quale vivere. E il procuratore generale Rispoli invita ad alzare lo sguardo, allontanando gli occhi dalla città: solo così si può scoprire che ci sono anche italiani sempre più smarriti e altoatesini di lingua tedesca che in qualche modo subiscono questo continuo impoverimento. Manca la politica, ha detto Salghetti. Tutta, mi sento di dire: perché la questione non è più etnica, ma è culturale e sociale. Appartiene dunque ai tre gruppi etnici principali (piantiamola di pensare che in quest’epoca di grandi migrazioni vi siano solo tre gruppi etnici in questo territorio) e ad ogni esponente politico che si muove in un contesto che appare sempre più inadeguato, con scuole ancora incapaci di gestire il cambiamento, con istituzioni che confondono la proporzionale con l’integrazione. Un esempio viene anche dal consenso elettorale: per costruirlo, fino a ieri, da una parte e dall’altra, si giocava col conflitto e si cavalcava la tigre del disagio. E questo ha solo allontanato gli elettori, ha tagliato fuori i nuovi cittadini. Schemi e modelli tradizionali sono saltati. Lo stesso (fondamentale) concetto di convivenza va aggiornato. Non dandolo mai per assodato e costruendo invece nuovi scenari di dialogo e di inclusione.













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