La storia

Aziz, la malattia e un sogno «Costruirmi una nuova vita»

Marocchino, 26 anni, ha vissuto per tre anni tra un palazzo abbandonato e una tenda vicino al fiume Isarco. «Sono stato licenziato ovunque per le mie condizioni di salute. Ora spero in un rene nuovo per tornare a sorridere»



BOLZANO. «Quando ho ricevuto la notizia della malattia, mi è caduto il mondo addosso. Sono in lista d'attesa per un trapianto di rene, ma sogno di ricostruirmi una vita a Bolzano». Il grido alla vita è di Aziz, marocchino di 26 anni, in Italia da quando ne ha dodici. Ha frequentato la scuola a Pisa sino alla terza superiore. Poi il padre si è ammalato e ha dovuto prendere in mano le redini della famiglia. La responsabilità di portare a casa qualche centinaia di euro per curare papà e far mangiare mamma lo ha catapultato subito nel mondo dei grandi. Lui, che aveva in mente solo di studiare dopo un'infanzia d'inferno, si è ritrovato tra i tavoli di un ristorante toscano come cameriere. Poi a collegare dei cavi nelle vesti di elettricista a Milano e a stendere la malta nella prima parentesi da muratore a Bolzano.

«Arrivai qui per caso nel 2018, un incubo a primo impatto perché non conoscevo nessuno», ricorda, «Ho cominciato da collaboratore edile, in nero ovviamente». Mentre gli altri rincasavano dalle proprie famiglie, lui, per scelta, dormiva in un palazzo abbandonato in zona industriale. Si è trovato anche a condividere una tenda con un amico lungo l'Isarco. «Non avrei mai pensato di vedere certe cose», sospira Aziz, «Ho incontrato persone che volevano obbligarmi allo spaccio, alla criminalità e alla delinquenza. C'è gente frustrata e aggressiva, ma soprattutto ho incontrato chi non ha scelto di fare questa vita, ma è solamente nato nella parte sbagliata del mondo. Tutto questo ovviamente non osavo confessarlo al mio datore di lavoro, altrimenti mi avrebbe licenziato».

«Anarchia» nei centri

I centri di accoglienza li ha sempre rifiutati perché, secondo Aziz, nascondono una realtà differente da quella dipinta: «È anarchia pura lì dentro, la gente non rispetta le regole e se rispondi a qualcuno fai presto a metterti nei casini. Le notti sono caotiche: chi ascolta musica, chi parla a voce alta. A un certo punto sei costretto a dormire fuori, e come me, vi assicuro, ce ne sono molti altri». I turni di lavoro nell'ultimo biennio si erano fatti inspiegabilmente sempre più duri. Faticava ad alzare pesi irrisori, a fine giornata arriva esausto. Qualcosa evidentemente non andava nel corpo di Aziz: «Sapevo che non era normale ciò che mi stava capitando. La perenne stanchezza mi ha praticamente escluso da ogni tipo di mansione». Dopo essere stato licenziato tre volte, perché secondo i datori di lavoro non si impegnava abbastanza, verso Natale ha deciso di scoprire cosa lo tormentava. «I primi esami non hanno rilevato nulla di strano, ma il 5 gennaio gli ulteriori accertamenti hanno emesso la diagnosi: "grave insufficienza renale"», racconta. Uno choc. Così Aziz ha cominciato la terapia sostitutiva del rene, sottoponendosi alla dialisi in ospedale per tre volte alla settimana.

I sogni all'orizzonte

L'Azienda sanitaria gli ha proposto l'attivazione dei servizi a bassa soglia e la possibilità di alloggiare nelle strutture dell'emergenza freddo, ma lui ha rifiutato anche per le «precarie condizioni igieniche». Per la notte si appoggia alla Casa Migrantes, in via Roma 85. Sperare di trovare un alloggio, con l'avanzare della malattia che non gli permette il minimo sforzo, è diventata un'impresa. «Da quando la mia salute mi ha tradito sto vivendo un incubo», conclude, «Non voglio essere mantenuto, ma chiedo un lavoro che possa essere compatibile con la mia situazione. Ma prima di tutto è importante che io trovi un donatore compatibile per ritornare piano piano a sorridere e costruirmi una vita a Bolzano. Lo devo anche ai miei genitori». AL.BO.













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