Fitosanitari, ora è scontro sui dati 

La polemica tra ambientalisti e agricoltori. Il Wwf: «Siamo in testa con 45,7 kg per ettaro contro una media di 6 kg, bisogna fare qualcosa» Gallmetzer di Ora: « Il 62% di antiparassitari è impiegato da agricoltori biologici». Gschleier: «Va valutato il tipo di principio attivo utilizzato»


Bruno Tonidandel


Egna/ora. Hanno destato sorpresa e scalpore prima di tutto fra i consumatori di mele ma anche fra gli stessi frutticoltori della Bassa Atesina, Val Venosta e Val d’Isarco oltre che del Trentino, i dati Istat relativi all’anno 2018 sull’utilizzo di prodotti antiparassitari, definiti nella nota erroneamente pesticidi, in agricoltura. Ebbene, ancora una volta il Trentino Alto Adige si è confermato la regione italiana con il maggior uso di queste sostanze per la lotta ai parassiti soprattutto di mele ed uva ma anche di altra frutta ed ortaggi, in rapporto alla superficie. Sul territorio trentino e altoatesino le sostanze distribuite sono state 45,7 kg per ettaro contro una media nazionale di 6 kg per ettaro; una quantità superiore di ben 7 volte la media italiana. Nella classifica redatta sempre dall’Istat e sempre riferita al 2018, la nostra regione occupa il primo posto, seguita, ma a distanza, dalla Valle d’Aosta con 26 kg per ettaro, dal Veneto con 14,8 kg, dalla Campania con 10,1 kg e dalla Liguria con 8,5 kg. I prodotti esaminati comprendono i funghicidi, gli insetticidi e i diserbanti. Nella nota del Wwf di Bolzano che accompagna la classifica delle sostanze utilizzate in agricoltura, si fa anche cenno alla richiesta alle istituzioni, da parte dell’associazione ambientalista e di molti cittadini, di cambiare modello di agricoltura, come fosse semplice, “passando da un’agricoltura chimica molto produttiva ma per molti aspetti insostenibile (rischi per la salute umana, perdita della biodiversità, inquinamento di aria, acque e terreni, moria delle api) a sistemi di produzione di alimenti più rispettosi della nostra salute, dell’ambiente, dei vegetali e delle specie animali selvatiche che vivono negli ecosistemi agricoli”. Non solo: Wwf fa appello alla Commissione europea per “l’eliminazione graduale fino all’80% dei pesticidi sintetici entro il 2030 nell’agricoltura e l’eliminazione totale entro il 2035. Saranno ripristinati gli habitat naturali e le aree agricole diventeranno un vettore di recupero della biodiversità. Nella transizione verso l’agroecologia gli agricoltori dovranno essere sostenuti”. Wwf inoltre si rivolge a governo, Regioni, Province e Comuni affinché “attuino una revisione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso dei pesticidi con la loro totale eliminazione immediata nelle zone urbane e nelle aree frequentate dalla popolazione, stabilendo distanze idonee di sicurezza dalle abitazioni, dai terreni coltivati con il metodo dell’agricoltura biologica e biodinamica, da parchi e giardini pubblici e privati, da strade, da sentieri e piste ciclabili”.

Sorpreso e seccato il produttore di mele di agricoltura convenzionale di Ora Georg Gallmetzer, presidente del “Gruppo Futuro Agricolo” che sbotta: “La causa di questo consumo elevato di prodotti antiparassitari è dovuta all’agricoltura biologica. Sono i biologici che utilizzano chili e chili di prodotti fitosanitari. Noi abbiamo dei dati che non lasciano dubbi: il 62% di antiparassitari è impiegato da agricoltori biologici sulla loro superficie melicola che non supera il 10% del territorio agricolo altoatesino, mentre noi, frutticoltori convenzionali usiamo il 38% di prodotti su una superficie che raggiunge il 90%. Tutto qui l’arcano”. E Gallmetzer rincara la dose: “Facendo un calcolo terra-terra, noi agricoltori convenzionali impieghiamo 2,5 grammi di prodotti chimici al metro quadro e una casalinga con detersivi, medicinali e altro ne usa molti di più. E poi è ora di smetterla: il Wwf non deve impaurire i consumatori, creare il panico non va, è una vergogna. Teniamo presente che noi frutticoltori rappresentiamo l’1,3% della popolazione europea e diamo da mangiare al 100% degli abitanti Ue. Stiamo invece molto attenti alle micotossine prodotte da funghi che sono veleni potentissimi e per di più sono cumulativi. Di questo nessuno ne parla. Siamo noi, frutticoltori convenzionali i farmacisti delle piante da frutto”. Andreas Gschleier, frutticoltore biologico di Ora, ammette di utilizzare una grande quantità di prodotti chimici per proteggere le mele e dà in un certo senso ragione al suo collega convenzionale Georg Gallmetzer. Ma non è preoccupato e dice: “La quantità di utilizzo di fitofarmaci conta poco, è importante invece conoscere quali prodotti si usano; nel vigneto, per esempio, si devono impiegare una grande quantità di sostanze come zolfo e rame che sono solo degli irritanti. Sono dati quindi – dice ancora Gschleier – che dicono poco dal punto di vista della nocività. E sono sicuro che se tutti i frutticoltori convenzionali passassero al biologico la quantità di prodotti antiparassitari riguardanti il Trentino Alto Adige schizzerebbe alle stelle. Ripeto: è necessario considerare il tipo di principio attivo utilizzato”.

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