25 aprile, festa di tutti Kompatscher in piazza

Il presidente della Provincia: «Basta dittature, bisogna saper dire no» Spagnolli: «Attenti ai confitti». Il primo discorso di Ladinser al lager


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Il 25 aprile festa di tutti. Da ieri di più. Il ricordo della liberazione dal nazismo e dal fascismo ha visto due momenti importanti, arrivati quasi a sorpresa, senza annunci. Una presenza della Svp piena di parole e significato. Il presidente provinciale Arno Kompatscher è arrivato poco prima delle 13 di ieri in piazza Matteotti al Festival delle resistenze. Il vicesindaco Klaus Ladinser, che tradizionalmente guida uno dei due cortei del 25 aprile attraverso i luoghi simbolo della città, ha chiuso per la prima volta la cerimonia al lager con un proprio discorso. Kompatscher esalta il valore di saper dire «no», Ladinser racconta le opzioni come «il patto criminoso firmato da due dittature sopra le nostre teste». «Certe cose devono maturare un po’ alla volta, ma arrivano. Tutto molto bello», commenta raggiante il sindaco Luigi Spagnolli. Le corone, i cortei istituzionali con alcuni parenti degli internati, come Erta Ferrari, figlia di Enrico Ferrari, il festival con le scuole in piazza Matteotti, questa è stata ieri la festa.

Kompatscher in piazza. Continua l’opera di reciproca conoscenza tra Kompatscher e i quartieri italiani di Bolzano. Due settimane fa il presidente ha partecipato al Cristallo di via Dalmazia a un dibattito di AltoAdige.live, il festival del nostro giornale. Ieri Kompatscher è arrivato, in bicicletta, in piazza Matteotti al Festival delle resistenze contemporanee. È un evento promosso dalla Provincia stessa e Kompatscher, davanti a una platea di studenti, ha tenuto un discorso tutto dedicato al valore della liberazione e del non abbassare la guardia: «Si disse “mai più fascismo e nazismo”. Invece 20 anni fa c’è stato il genocidio in Ruanda e ogni giorni assistiamo a episodi di intolleranza. Per questo sono importanti eventi come questi: perché bisogna studiare e trarre le conclusioni. Non basta sapere. E bisogna alzarsi, quando le cose non funzionano». Il festival di quest’anno è dedicato all’Europa. «L’Europa unita è il più grande progetto di pace che abbiamo avuto, perché le grandi guerre sono partite sempre dall’Europa, dagli egoismi e dai nazionalismi». Kompatscher si ferma per seguire un video prodotto dai ragazzi e riparte in bicicletta. «Gran bel segnale», lo saluta l’assessore Christian Tommasini.

Il ricordo. Il muro del lager di via Resia è il luogo dove ogni 25 aprile si riuniscono i partecipanti dei cortei, i militari, le autorità, le associazioni d’arma, l’Anpi, la comunità ebraica, i sinti, i partiti (Pd, Svp, Sel, Prc, Pdci, Alto Adige nel cuore). Spagnolli, che polemizza con lo striscione di Sel e lista Tsipras (vedi articolo sotto), lancia un invito alla pace, alla conoscenza e alla reciproca comprensione: «Questa giornata deve liberarci dai pregiudizi, che sono tanti e in tempi di crisi possono sfociare in conflitti che fanno male alla comunità». Ladinser per la prima volta tiene un discorso al lager: «Dobbiamo fare ancora passi avanti per capire la nostra terra. Commemoriamo giustamente la comunità ebraica, ma ricordiamo che qui ci fu un patto diabolico e criminale tra due dittature per portare via la popolazione dalla sua terra: le opzioni. Sono orgoglioso che Bolzano sia una fabbrica di convivenza. La pace è tutto ed è responsabilità di tutti noi». Lionello Bertoldi, presidente dell’Anpi, ricorda che l’associazione è diventata un luogo di giovani: «Celebrando la liberazione difendiamo la costituzione per noi, oggi». Chiusura con «Bella ciao». E qualche militare se ne va durante il coro.

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