Luci e ombre in zona industriale dove Iveco ricorre allo straordinario ma altri stabilimenti soffrono

Acciaierie, a rischio il reparto forni

Verifica fra azienda e sindacati il 5 ottobre: in pericolo 100 posti di lavoro


Orfeo Donatini


BOLZANO. Luci e ombre in zona industriale alla ripresa dell'attività produttiva d'autunno. Se l'Iveco infatti va a gonfie vele tanto da ricorrere allo straordinario, non altrettanto si può dire per le Acciaierie dove sono sempre più insistenti le voci di una possibile chiusura del reparto forni: a rischio cento posti di lavoro. A preoccupare di più le organizzazioni sindacali è dunque ancora una volta la situazione alle Acciaierie Valbruna dove in primavera si respirava un'aria di ripresa vera grazie anche al buon andamento del mercato interno ed europeo del settore, ma ora si profilano invece nuovi momenti di crisi tanto che sono sempre più insistenti le voci che entro l'anno potrebbe addirittura chiudere il reparto forni. Elementi più certi sulle prospettive produttive dell'industria bolzanina si conosceranno tuttavia solo dopo l'incontro fra l'azienda e le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici in programma per il prossimo 5 ottobre: in pericolo vi sono un centinaio di posti di lavoro, circa il 20% della forza lavoro dello stabilimento che si attesta ora sulle cinquecento unità. Alla base della nuova tempesta che pare stia per abbattersi sulle acciaierie vi sono sicuramente ragioni di mercato nel settore dell'acciaio oltre che un piano di razionalizzazione delle produzioni nel gruppo Valbruna che ha appena effettuato ingenti investimenti nell'analogo reparto forni dello stabilimento di Vicenza. Tuttavia nessuno si nasconde che dietro tutto questo possa pesare anche il non ottimale rapporto fra azienda e Provincia che non più tardi della scorsa estate ha chiesto il rispetto rigoroso delle normative ambientali in termini di inquinamento da rumore e da polveri. E a questo punto si aprirebbero le porte ad una stagione di nuovi mesi di cassa integrazione oppure di contratti di solidarietà come era accaduto anche nel 2010; stagione superata poi solo dai primi timidi segnali di ripresa economica che purtroppo paiono essersi già raffreddati. «Certo la crisi economica internazionale, anche con la frenata del mercato tedesco, finisce per influire pesantemente anche sulle nostre industrie. Inutile nascondersi - sostiene il segretario della Fiom Cgil Fabio Parrichini - che respiriamo tutti un clima di preoccupazione sia per gli sviluppi che potranno esserci alle Acciaierie che alla Sapa. Poi invece siamo soddisfatti per l'andamento produttivo all'Iveco, anche se vogliamo sperare che non si manifestino mai a Bolzano le logiche della multinazionale che hanno già colpito, ad esempio, la Irisbus di Avellino». «In genere abbiamo buone prospettive - sostiene Vincenzo Salerno della Uilm - ma non possiamo ignorare le voci che si rincorrono sul reparto forni delle Acciaierie, anche perché ormai la sede di Vicenza della Valbruna è in grado di produrre il fabbisogno necessario anche per Bolzano. Aspettiamo però l'incontro del 5 ottobre prima di tirare delle conclusioni». «A questo punto è necessario varare subito - sottolinea infine Claudio Voltolini della Fim Cisl - un accordo di programma che vede l'impegno diretto di azienda, Provincia e sindacato per definire le prospettive dello stabilimento almeno fino al 2025. Non si può più assistere a questo balletto continuo ogni cinque/sei mesi che crea solo incertezza e ansia fra i lavoratori, oltre che continui rischi anche per le entrate fiscali della Provincia». E, come accennava il sindacalista Parrichini, anche alla Sapa non sono poche le preoccupazioni considerato che gli investimenti per il nuovo reparto fonderia all'ex Speedline vanno a rilento.

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