Achammer deciso: «Sì ad una scuola per Mayr-Nusser»

L’Obmann della Svp è favorevole all’intitolazione E lancia un appello: «È tempo di fare i conti con il passato»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Una scuola intitolata a Josef Mayr-Nusser? Assolutamente sì. L’Obmann della Svp Philipp Achammer sposa la proposta di dedicare una scuola al martire dei nazisti, dichiarato beato, a Bolzano, la sua città. Non solo. Achammer si mette dalla parte di chi vede la beatificazione di Mayr-Nusser, morto su un treno per Dachau il 24 febbraio 1945 dopo il suo rifiuto di prestare giuramento a Hitler, come l’occasione per affrontare la storia rimossa di questa provincia.

Da ieri sono iniziate le adesioni alla petizione, lanciata dal nostro giornale su una idea dell’Anpi, per intitolare a Mayr-Nusser il liceo scientifico tedesco di via Fago (adesioni sul sito o con il tagliando in questa pagina).

Così Achammer, che sabato in Duomo ha seguito la celebrazione di beatificazione.

Lei c’era. E Mayr-Nusser è il primo beato altoatesino dell’età contemporanea.

«Questa è stata esattamente la sensazione che ho provato. Ho sentito un beato molto vicino a me. Non solo perché sono passati solo 72 anni dalla sua morte atroce, ma perché le sue convinzioni sono attualissime. I valori di Mayr-Nusser sono del tutto stringenti. Pensiamo solo a quanto intensamente Mayr-Nusser abbia portato avanti il tema della solidarietà e tracciamo una linea fino a noi, oggi, quando a livello internazionale sembra che la soluzione dei problemi sia costruire muri. E poi si può dire che io sia cresciuto con Mayr-Nusser...».

Perché?

«Ho frequentato la scuola media di Vandoies, che venne intitolata a Mayr-Nusser all’inizio degli anni Ottanta, la prima e credo anche l’unica nella nostra provincia. All’intitolazione partecipò il figlio Albert Mayr, che ho rivisto sabato in Duomo. E non si trattò di un semplice atto formale. Faceva parte dell’insegnamento sapere chi era stato Mayr-Nusser e cosa aveva fatto».

Ora c’è la proposta di intitolargli il liceo scientifico ex «Raimund von Klebelsberg». Lei è favorevole?

«Ovviamente sì. Sono assolutamente favorevole a una scuola “Mayr-Nusser” a Bolzano. Con la mia storia scolastica, come potrei non esserlo? Non posso sbilanciarmi su quale scuola, ma l’idea mi vede a favore. Mi confronterò con i diversi istituti per vedere quale potrebbe essere».

Il vescovo Muser ha parlato più volte di Mayr-Nusser come di un beato «scomodo», invitando fedeli a viverlo proprio così. Il figlio Albert ha pronunciato parole molto forti sulla rimozione storica del padre, durata per decenni. Parlare di Mayr-Nusser e della sua morte significava anche riflettere sulle complicità che il regime nazista ha incontrato in questa terra.

«Questa beatificazione è l’occasione per parlare della nostra storia. Dobbiamo analizzarne ogni aspetto. Non ci sono state solo le vittime del nazismo e del fascismo, in Südtirol. C’è chi ha simpatizzato e di ciò non si è discusso abbastanza. Sono convintissimo di questo».

Albert Mayr e gli storici che lo hanno studiato chiedono di non fare di Mayr-Nusser solo un beato della fede, spogliandolo della carica sociale e politica della sua vita e del suo martirio.

«Assolutamente giusto. Ora che questa figura straordinaria è al centro dell’attenzione, dobbiamo analizzare tutto ciò che il fascismo e il nazismo hanno provocato».

Anche la Svp era nata così, con chi aveva rifiutato le opzioni e aveva un forte sentimento di ripulsa per il nazifascismo. Poi nella Svp, come nel resto della società, è calato un velo.

«Magnago lo diceva sempre: non parliamo delle opzioni, non parliamo di quegli anni. Erano state scelte che avevano lacerato le famiglie, prima ancora della società sudtirolese. E Magnago avvertiva il pericolo che scavare nel passato recente avrebbe significato dividerci di nuovo. Quelli erano gli anni in cui la priorità era stare uniti e combattere per tutelare i diritti della nostra minoranza.Bisogna capire il contesto. C’era una priorità che ha “sacrificato” il compito di analizzare il passato».

Adesso il momento è arrivato? I diritti sono blindati e ai vertici della Svp c’è una generazione di giovani, come lei.

«Non voglio dire che dobbiamo partire da zero, ma abbiamo ricevuto con Mayr-Nusser una buona occasione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità