Achammer: «La Svp cambierà pelle»

L’Obmann annuncia la riforma integrale del partito: dobbiamo aprirci di più per riconquistare la credibilità persa


di Francesca Gonzato ; di Francesca Gonzato


BOLZANO. Philipp Achammer è Obmann della Svp dal 3 maggio. Si era nel pieno dello scandalo dei vitalizi d’oro e la base infuriata si affidò al giovane assessore con il 94%. Quasi un plebiscito da interpretare come mandato per cambiare il partito. Quattro mesi dopo Achammer conferma che intende farlo. Almeno provarci, «non da solo, insieme a tutti». Annuncia un piano di riorganizzazione della Svp su tre livelli, dalla struttura amministrativa, alla organizzazione della vita del partito per arrivare alle radici stesse, il programma, «ciò che siamo e che vogliamo». Nella Parteileitung di oggi verrà discusso uno dei tasselli, il tesseramento ancora aperto e con preoccupanti perdite di iscritti. Achammer non nasconde le difficoltà. Piuttosto le mette in primo piano per sollecitare la responsabilità di tutti: «La politica ha perso credibilità. Possiamo riconquistarla solo cambiando. Sarà difficile, rischioso, ma non abbiamo alternativa».

Il calo dei tesserati sarà superiore alle previsioni?

«È difficile prevederlo ancora. Quest’anno la situazione è straordinaria, perché nei primi sei mesi dell’anno i gruppi locali hanno sospeso la campagna di tesseramento in attesa della riforma della legge sui vitalizi. Alcuni gruppi segnalano una perdita del 10%, altri superiore».

Si dice che in alcune zone il calo arrivi al 30%.

«Alcuni gruppi sono in chiusura parziale di tesseramento. Abbiamo chiesto di ripartire e lunedì (oggi, ndr) fisseremo la data di chiusura. Un calo ci sarà, non ci facciamo illusioni».

Avete iniziato a discutere la riforma del partito. Cosa può anticipare?

«Saranno tre livelli distinti, con agende diverse. Ci prenderemo il tempo necessario. Il 27 settembre presenteremo alla conferenza degli Ortsobleute la bozza della riforma amministrativa. Con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti verrà meno un terzo delle nostre entrate. È indispensabile un piano sulle nostre sedi e i dipendenti, un cambiamento della organizzazione, una modernizzazione del metodo di lavoro».

Quale sarà il secondo livello della riforma?

«La riorganizzazione della struttura degli organi e della vita del partito, passando attraverso la modifica dello statuto. Questo passo andrà formalizzato entro aprile nel congresso di Merano. Tra i vari punti, pensiamo di cambiare le regole delle elezioni dei gruppi locali. Abbiamo una ramificazione estesissima sul territorio. È preziosa, ma è il momento di pensare a cosa ci serve per restare forti. Parleremo anche delle nostre organizzazioni interne. Dai gruppi locali arrivano proposte molto interessanti. Al fondo di tutto c’è la richiesta di forme più aperte e flessibili di partecipazione al partito. Le esigenze sono cambiate e dobbiamo prenderne atto. Coinvolgere di più giovani e donne è uno degli obiettivi».

Il terzo livello?

«Rivedere il programma del partito. La veste attuale è del 1993. Sì, lo so che è bizzarro. È inutile che dica quante cose sono cambiate in questi venti anni, a livello di autonomia, di società, di economia. Questa sarà una sfida interessante, perché ci costringerà a discutere di più delle nostre visioni, una esigenza avvertita da tanti. Sarà il processo più lungo, che avvieremo in novembre. Anche in questo caso i gruppi locali, cioè la base, saranno nostri interlocutori. Tutte le tre riforme sono necessarie. Con oltre 300 funzionari siamo molto strutturati, direi troppo. Dobbiamo ideare un modello più aperto, che corrisponda ai bisogni di questa stagione. E poi, insisto, il programma significa ragionare su di noi, le nostre radici e la nostra essenza. In questi mesi di discussioni complicate sui vitalizi si finiva sempre lì, a ciò che vogliamo essere».

In questa riforma parlerete di Svp, mistilingui e italiani? Dovrebbe essere inevitabile, vent’anni dopo l’ultima versione del programma.

«Il nostro status resterà quello di partito della minoranza di lingua tedesca e ladina, ma il tema naturalmente verrà affrontato. Non posso dire di più, perché è una discussione aperta che come Obmann non intendo ingabbiare».

C’è l’ipotesi di pagare i capigruppo in consiglio provinciale. Si vuole salvare la doppia indennità dei sindaci-presidenti di comunità comprensoriale. La Svp fa marcia indietro sul taglio ai costi della politica?

«Se vogliamo che la politica lavori, qualcosa dovrà costare. Ma ogni costo dovrà essere motivato molto bene. Molto. Per ora non aggiungo altro».

Quattro mesi da Obmann.

«Non sono tempi facili. La Svp deve avere il coraggio dei cambiamenti necessari».

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