Achammer: «Sul calendario non tratto»

L’assessore: «La scuola ha bisogno di certezze: anche sulle ferie». Sugli immigrati: «Sbagliava chi voleva classi speciali»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La settimana Sharm? Ce la terremo per almeno altri due anni. La scuola italiana? Spende circa 600 euro a studente, contro i 400 di quella tedesca e queste somme dovranno necessariamente riavvicinarsi in un lasso di tempo ragionevolmente breve. Gli stranieri? Soprattutto in periferia hanno iniziato a scegliere la scuola tedesca e questo, per la scuola italiana, soprattutto nelle valli potrebbe significare - nel breve-medio periodo - anche la chiusura di diverse classi per la mancanza del numero minimo di alunni. Una regia unica, per le iscrizioni, tra asili italiani e tedeschi a Bolzano e Merano? I tempi non sono ancora maturi. Il Clil? Giusto accelerare (dalle superiori), a vantaggio soprattutto delle nuove generazioni e nonostante le resistenze interne al partito e in parte del gruppo tedesco.

A parlarne, con grande schiettezza, ma con l'intento di non fare polemiche, è stato l'assessore provinciale alla scuola tedesca e Obmann della Stella Alpina Philipp Achammer. Pur essendo più aperto (anche per una questione anagrafica) della collega Sabina Kasslatter Mur - che l'ha preceduto - è costretto ad ammettere che le due Intendenze scolastiche si parlano ancora poco. Di singergie, almeno per ora, è difficile parlare.

Assessore, il calendario scolastico sarà rivisto a breve oppure no?

«Nell'accordo di coalizione c'è scritto solo che faremo una verifica. E che se dovessero servire dei correttivi li apporteremo. Ma non c'è alcuna fretta: per noi, in questo momento, non è un tema caldo o oggetto di discussione».

Anche se i genitori italiani hanno spiegato a chiare lettere di non gradire affatto la «Settimana Sharm» perché non sanno dove sistemare i figli? In città, di solito, in una coppia lavorano entrambi...

«A me, ad esempio, non sono arrivate così tante sollecitazioni. Ma capisco che per qualcuno possa essere un problema. Le scuole ci hanno chiesto di non cambiare le vacanze ogni anno e noi, pertanto, non interverremo. Nemmeno per il prossimo anno scolastico. Tra un paio di anni faremo una verifica e tireremo le somme».

Forse lei la fa così breve - dicono i suoi detrattori - perché non ha figli...

«È possibile. Non è un tema che mi appassiona, ma capisco le ragioni di chi ha avuto disagi negli ultimi anni. Per ora, ripeto, nessun cambiamento all’orizzonte».

E il suo collega Tommasini cosa le ha detto?

«Lo deve chiedere a lui. Posso solo dire che ci parliamo e ci confrontiamo spesso. Cercando anche di arginare le polemiche su temi caldi come questo».

Sulla stampa tedesca lei ha sottolineato a più riprese che il costo per alunno nella scuola italiana è di 600 euro mentre in quella tedesca di 400. E che questo rapporto va modificato...

«Si, è vero. L'ho detto perché è necessario essere trasparenti e perché bisogna andare verso un'armonizzazione dei costi di formazione. Sfruttando le possibili sinergie. A dirlo non sono solo io, ma anche l’accordo stretto con i nostri partner di giunta».

Già, ma la cifra che lei ha fornito non tiene conto del fatto che i libri di testo per la scuola italiana sono inclusi in quell’importo mentre in quella tedesca no...

«Quando rifaremo il bilancio terremo conto anche di quello ma dovremo discuterne. E le cifre dovranno avvicinarsi di molto. E oggi non è sicuramente così».

Gli stranieri, a differenza del passato, iniziano a preferire la scuola tedesca a quella italiana. Le famiglie hanno capito che, così, i loro i figli avranno più chance di trovare un lavoro?

«Può darsi che sia effettivamente così e di sicuro l'inversione di tendenza c'è stata, soprattutto nelle realtà rurali. E se dovessi fare un pronostico direi che è probabile che il trend continui in questa direzione».

Durnwalder, poco più di un anno fa, parlava di «classi speciali» per gli immigrati. Un’assurdità per molti. Lei cosa ne pensa?

«Bastano i Centri linguistici, che sono attivi dal 2007 e funzionano piuttosto bene. Io sono un per un sistema che preveda l'inclusione e non certo per le classi speciali, che la legge non consente nemmeno».

Anche nel mondo tedesco avverte una diffidenza crescente (e ingiustificata) verso gli immigrati?

«Si, e a tutti dico che non si può generalizzare. Bisogna discuterne in modo razionale e non emozionale».

Iscrizioni agli asili cittadini: perché Intendenza italiana e tedesca non si parlano? Si potrebbe risparmiare tempo e denaro...

«È un tema complesso, ma ci arriveremo. Le sinergie potrebbero essere utili a entrambi».

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