Addio a don Willi Fusaro il prete di Don Bosco  

Parrocchia Corpus Domini. Il sacerdote bolzanino, malato da tempo, si è spento a 53 anni  Nonostante fosse costretto a vivere su una carrozzina, era punto di riferimento per i parrocchiani  



Bolzano. «Nonostante la malattia, nel corso degli anni, gli avesse tolto l’autonomia e lo avesse costretto a vivere su una sedia a rotelle, don Willi era molto amato da tutti i parrocchiani e un punto di riferimento importante per noi sacerdoti. Ha vissuto con serenità la malattia che, nonostante la gravità, non gli ha impedito di partecipare attivamente alla vita della parrocchia». Così don Gianpaolo Zuliani, parroco a Don Bosco e a San Pio X, ricorda don Willi Fusaro che si spento, l’altro giorno, dopo una lunga malattia. I funerali si svolgeranno martedì 23 luglio alle ore 9.30 nella chiesa di Don Bosco.

Nato a Bolzano 53 anni fa, don Fusaro era stato ordinato sacerdote il 29 giugno del 1991 a Bressanone: è stato cooperatore a Regina Pacis dal 1991 al 1995 e in seguito cooperatore presso il Centro pastorale Corpus Domini di via Gutenberg. La sua seconda casa per lui che era nato e viveva con i genitori in via Parma.

I parrocchiani che lo incontravano alla messa delle otto di mattina, si fermavano, lo salutavano, scambiavano due parole e ricevevano conforto. La malattia, nel corso degli anni, gli aveva tolto tutto, ma non la voglia di vivere.

Nel 2016, in occasione del 25º anniversario dell’ordinazione sacerdotale, la rivista “Tempi” aveva pubblicato un suo intervento in cui si raccontava così: «Oggi vivo nel mio ufficio, dove prego, accolgo le persone, confesso chi ha pazienza di ascoltarmi, perché parlo con fatica, ho diversi gruppi che seguo, non tanto con la parola, ma con la mia presenza fedele. Ogni mattina, in cappella, celebro la Messa accanto a un altro sacerdote. Vedo in tutto questo l’amore del Signore che ha provveduto e provvede alla mia vita, faticosa, ma felice perché Lui c’è, e non mi abbandona mai. Sperimento una pienezza che non viene dalle cose o da gratificazioni per la realizzazione di qualcosa, perché nella mia situazione posso fare poco, ma dall’essere amato dal Signore che me lo dimostra continuamente e concretamente nelle persone che mi stanno accanto, che mi aiutano, che mi sostengono con la vicinanza concreta e la preghiera. E non solo i miei genitori e mio fratello Claudio, ma anche i sacerdoti e i parrocchiani, tutti sempre attenti e pazienti».













Altre notizie

Attualità