Addio a padre Giovanni Barbieri 

Era l’angelo degli emarginati. A Bolzano per mezzo secolo. Uscì dal suo convento per scendere in strada ad aiutare i bolzanini più disperati Morto a Bologna dopo lunga malattia. In città, grazie a tantissimi finanziamenti anonimi, aveva fondato il Centro relazioni umane



Bolzano. Ieri, giovedì santo, alle 8 del mattino è mancato nel Convento di San Domenico a Bologna padre Giovanni Barbieri, nato a Bologna l' 11 marzo 1929 e vissuto a Bolzano per 48 anni, dal 1964 al 2012, svolgendo il suo apostolato al servizio di persone svantaggiate, emarginate e vittime della droga. A darne notizia, ieri a Cristo Re, un annuncio affisso alla porta della chiesa, che però in pochi, a causa delle restrizioni del Coronavirus, avranno potuto leggere. Come precisano i confratelli, padre Giovanni era malato da tempo.

Al numero 10 di Vicolo delle Erbe, il campanello dell'interno 1 dove stava scritto "Padre Giovanni Barbieri", nei decenni aveva collezionato migliaia di impronte digitali. Ognuna con una sua storia di disperazione. Squilli di gente che chiedeva aiuto: tossici e, poi, anche semplici bisognosi, quasi tutti extracomunitari. Padre Giovanni è stato per decenni il simbolo bolzanino della lotta alla droga. All’Alto Adige aveva raccontato: «Entrai in convento a vent'anni, e ben presto mi assegnarono una sede: Bolzano, appunto, dove arrivai nel 1964. In quel periodo facevo il cappellano di padre Venturino Alce, che usava andare ogni anno in tutte la famiglie della parrocchia, mettendoci anche sei-sette mesi. Accompagnandolo, mi accorsi di quanti giovani avevano bisogno di aiuto. Il fenomeno della droga era agli inizi, ma si stava allargando». E allora? «Quando i miei superiori hanno cercato di farmi capire che quel lavoro sporco non rientrava nei compiti del frate domenicano, sono uscito dal convento, per fare più liberamente il mio lavoro. Hanno cercato di dissuadermi, ma ho vinto io». Con gli anni padre Giovanni aveva creato parecchi centri di assistenza. Così proseguiva il racconto: «Ho incominciato ad affittare appartamenti, ospitando i giovani con maggiori problemi. Poi ho creato la comunità di Prabubolo, sopra Ala, in provincia di Trento: una fattoria dove a turno i tossicodipendenti hanno lavorato, a contatto con la natura e con una vita diversa, sempre con l'assistenza di medici e psicologi». A Bolzano padre Barbieri aveva fondato il Centro Relazioni Umane, che aveva varie sezioni. «Il vero miracolo è che nessuno ci finanziava ufficialmente, eppure i soldi arrivavano in continuazione, da varie persone soprattutto anonime. E questo mi ha consentito anche di fare numerosi viaggi: sono stato più volte anche a Teheran, per salvare giovani bolzanini finiti in carcere o addirittura condannati a morte. Bastava avere oltre 10 grammi di eroina ed eri spacciato. Ma loro passavano lo stesso dall'Iran perché erano diretti in Afghanistan». La carta vincente in quegli anni fu l'amicizia con Aldo Moro: «Lo incontrai per caso a Montecitorio, mentre cercavo di ottenere i documenti per una di queste missioni, e lui si innamorò della mia causa, aiutandomi sia con documenti speciali sia con una donazione annuale di 5 milioni di lire. Si informava, ci tenevamo in contatto». Ma quante persone avrà salvato padre Giovanni in 48 anni? Impossibile far conti, ma tante. «A volte abbiamo agito in situazioni drammatiche, mi è capitato di dover fare respirazioni bocca a bocca. Ci sono stati momenti in cui arrivavano anche 150 tossicodipendenti al giorno. Se ce l'abbiamo fatta è anche grazie a certi giudici del tribunale che ci hanno lasciato lavorare e a certi medici che si sono dati da fare». Il suo era più che altro un aiuto psicologico. «Si trattava di farli parlare, sfogare, e di fargli capire che c'era un'alternativa, che la vita poteva anche essere diversa da quella che stavano buttando via».

Padre Barbieri, nel 2012, si era ritirato a Bologna. Volontariamente? «Assolutamente no», raccontava. «Avrei lavorato volentieri fino alla fine. Ma sto per compiere 83 anni e devo fare i conti con il Parkinson, che mi ruba anche un po' di memoria. Io comunque avrei resistito, ma dal mio convento di Bologna è arrivato l'ordine: e questa volta devo adeguarmi. Tornerò da dove sono partito, sono sereno ma mi mancheranno i miei disperati...»













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