Bolzano

Addio a Venerino Sivieri, imprenditore a 73 anni

Aveva 79 anni. Nella cooperativa sociale da lui istituita i giovani non erano “svantaggiati”



BOLZANO. Si è spento all’età di 79 anni Venerino Sivieri, che appena sei anni fa aveva deciso di costituire una cooperativa sociale, l’Officina Mendola. «L’imprenditore giovane più vecchio del mondo», il titolo del ricordo che pubblichiamo, scritto da chi lo conosceva bene. Molte le persone che hanno voluto dargli l'ultimo saluto l'altro giorno nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco.

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Entro mascherato, nell’ufficio documenti dell’Officina Mendola: «Buongiorno, vorrei prenotare una revisione per la mia automobile». La segretaria, Loredana, mi invita a sfoderare il libretto di circolazione e mi chiede se sono ragionevolmente sicuro che la mia macchina è a posto: «perché altrimenti – dice – Lei rischia di fare una revisione a vuoto, e noi gliela dobbiamo far pagare lo stesso». In verità non lo so se la macchina è proprio a posto, ma l’ho fatta controllare dal meccanico non più di un mese fa, quindi mi sento sufficientemente sicuro. «Se è così, bene. Deve sapere che, talvolta, le persone si presentano qui come in confessionale e ci raccontano dei peccati delle loro auto. Purtroppo non le possiamo assolvere e se la revisione va male poi si arrabbiano con noi». Capisco, mi affido all’officina.

Vengo spedito fuori dal locale, causa Covid. Sul piazzale c’è un signore che fuma una sigaretta. «Sa com’è – mi dice – di questi tempi bisogna fare attenzione alle distanze, ma se vuole una sigaretta gliela posso offrire». No, grazie, non fumo. «Io il Covid l’ho preso – spiega – capirà, con tutto il viavai di gente che c’è nell’officina era quasi inevitabile. Ad ogni modo, Lei una mezz’ora la deve aspettare prima che la sua macchina sia pronta, perciò lasci che le racconti come è nata l’officina».

Il signore è Venerino Sivieri, un lavoratore instancabile che fatica a confessare la propria età. «Adesso ne ho 79, ma quando abbiamo messo in piedi la cooperativa ero più giovane, ne avevo 73. All’epoca lavoravo in un centro revisioni (dopo aver gestito la mia officina per oltre quarant’anni) e mi dissero che era ora di andare in pensione. Io in pensione non ci volevo andare ma mi ci mandarono lo stesso. Così decisi che, se non potevo lavorare per gli altri, sarei tornato a lavorare per me stesso, per il piacere di farlo». A 73 anni Venerino costituisce una cooperativa sociale e crea quello che dopo soli due anni diventa il secondo centro di revisioni più grande dell’Alto Adige. «Mia moglie non vedeva di buon occhio che io rimanessi in casa a fare il pensionato».

Una cooperativa sociale è una società che si occupa di inserire nel mondo del lavoro le persone che ne hanno più bisogno e questa è stata l’occasione per Venerino di costruire dal nulla una bella impresa. «A dire la verità, all’inizio ero titubante. Certo, la mia idea non era quella di far soldi, ma di continuare a lavorare e di lasciare in qualche modo un segno. Poi le cose si son fatte da sé perché ho trovato persone meravigliose che mi hanno accompagnato nell’impresa. Lei pensi: una volta costituita la società, in cui ho messo i miei risparmi, mi trovo a dover reclutare i collaboratori tra le persone cosiddette “svantaggiate”. Bene. Mi si presenta un ragazzo extracomunitario che non sente e non parla. Mah, dico io, non era meglio se me ne stavo in pensione? E invece no, dopo pochi giorni di lavoro assieme capisco il suo talento. Lavora meravigliosamente bene, è più perspicace e volenteroso di tutti gli apprendisti “normodotati” che ho avuto nella mia carriera di artigiano. Ora è parte della mia famiglia e gli sono così affezionato che mio figlio talvolta si ingelosisce». Il figlio in effetti gli dà una mano a gestire la parte amministrativa del lavoro. Tuttavia, per Venerino il lavoro vero è quello di chi sta intorno alle macchine.

«Una volta – prosegue Venerino – è arrivato un ragazzo con tutti i requisiti (cioè i diplomi necessari per svolgere la professione di revisore tecnico) ma si è messo ad aspettare l’arrivo delle macchine e nel tempo perso consultava il cellulare in modo ossessivo». E cosa gli mancava, aveva i diplomi, l’abilitazione, perché non avrebbe dovuto occupare le pause di lavoro leggendo i messaggi del telefono? «Eh no! – replica Venerino – se vuoi gestire un’impresa devi occuparti di ogni aspetto dell’azienda. Se non hai niente da fare vai su internet ma cerca di trovare gli acquisti migliori per l’officina, prendi lo scooter e vai a trovare i tuoi clienti per chiedere come stanno e se sono soddisfatti del lavoro che fornisci, prendi il tempo di organizzare il magazzino e, al limite, pulisci i locali e il bagno che usi anche tu! Ma io le persone giuste poi le ho scovate. L’importante è far capire che se si impegnano l’azienda sarà poi la loro, e dunque fare in modo che si sentano a proprio agio, che abbiano voglia di venire a lavorare la mattina».













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