la maggioranza si difende

Aliquote Imi al massimo «Era l’unica strada»

BOLZANO. Critiche all’aumento dell’Imi sulle seconde case. «E’ certamente vero che in questo caso si andrà a penalizzare un settore già in difficoltà, ma purtroppo la carenza di risorse è innegabile...



BOLZANO. Critiche all’aumento dell’Imi sulle seconde case. «E’ certamente vero che in questo caso si andrà a penalizzare un settore già in difficoltà, ma purtroppo la carenza di risorse è innegabile e, per quanto non faccia piacere a nessuno, da qualche parte bisogna pur recuperarle». Lo spiega Claudio Della Ratta (Psi). Il contributo richiesto dallo Stato alla finanza locale, quale contributo al risanamento della finanza pubblica nazionale, è stato significativo e deve in qualche modo essere coperto.

«Non bastano tagli lineari, e neppure mirati, dato che stiamo parlando di oltre 15 milioni di euro che mancano al bilancio comunale, nonostante i tagli di 6 milioni effettuati a inizio anno in occasione della predisposizione del bilancio 2014, e nonostante i tagli effettuati in precedenza». Così si sta andando verso un mix di tagli alla spesa e aumento aliquota Imi su seconde case uffici e aree fabbricabili (più alcuni interventi di contorno, una tantum). «Anche la scelta della percentuale da determinare sulla tassa della casa dovrebbe poter essere legata a una graduale, diversificata e significativa contribuzione derivante dalla valutazione del reddito familiare oltre che dal valore catastale». Purtroppo «i limiti d’intervento in taluni settori vanificano la possibilità di percorrere determinate strade e pertanto generano conseguentemente iniquità».

Il Comune si trova a dover intervenire a valle, «quando le altre riduzioni sono già attuate e i paletti ben definiti. Quindi con minima possibilità di diversificazione». Nei momenti di crisi, nei quali aumentano le difficoltà di sopravvivenza per le famiglie a reddito basso e ormai anche medio, «tutti gli interventi di copertura dei servizi pubblici e dei costi della pubblica amministrazione per i servizi sociali dovrebbero introdurre scelte che vadano, per quanto possibile, a ridistribuire i pesi degli oneri, colpendo maggiormente chi più ha e meglio può sopportare gli aumenti, evitando i tagli lineari che colpiscano tutti in egual misura». La cosiddetta redistribuzione del reddito «deve partire proprio dalle scelte delle amministrazioni di recuperare fondi in modo differenziato sulle classi sociali».

Questa è una possibilità ovviamente, poi politicamente si potrebbero intraprendere altre vie, penalizzando ad esempio i servizi a favore della mancata tassazione. Ma è difficile intervenire «quando i limiti di intervento concessi sono ridotti». Intervenire, conclude, «con un adeguamento delle aliquote Imi era, in questa fase, l'unica via percorribile che un amministratore serio poteva porre in atto». Tutto il resto «è demagogia per cercare facile consenso».

Non si deve «aver paura di fare scelte che, pur in parte legittimamente non condivise da alcuni, garantiscano la prosecuzione dell’attività amministrativa a favore della città».

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