Allarme dei magistrati: tunnel del Brennero, mafia in agguato

"Le organizzazioni criminali mafiose oggi vogliono penetrare negli appalti che riguardano il tunnel ferroviario del Brennero". Lo ha detto il sostituto procuratore nazionale antimafia Gianfranco Donadio


Alessandro Maranesi


TRENTO. «Io vi posso assicurare che una della più grandi preoccupazioni che le organizzazioni criminali mafiose oggi hanno è di riuscire a penetrare negli appalti che riguardano il nuovo tunnel ferroviario del Brennero». Frase choc quella pronunciata ieri da uno che di criminalità organizzata se ne intende, ovvero il sostituto procuratore nazionale antimafia Gianfranco Donadio. Donadio è intervenuto ieri a Trento nell'ambito di un corso organizzato dalla Trentino school of management dal titolo evocativo: "Attività amministrativa e rischi di infiltrazione criminale". Un ciclo di lezioni nate dalla volontà di preservare dalle infiltrazioni le ricche opere pubbliche e l'economia privata tradizionalmente florida che caratterizzano il nostro territorio. E infatti ieri il monito di un altro degli esperti intervenuti al seminario, Piercamillo Davigo, consigliere della Corte di cassazione, alla ribalta dai tempi di Tangentopoli, fa capire quale sia la portata del problema nel territorio in cui si inserisce il Trentino: «Il denaro attira i mafiosi come il miele per le mosche. Nel Nordest vi sono molte devianze di stampo criminoso: penso al ramo del franchising o a quello dell'intermediazione finanziaria. Il fatto che in Lombardia si sia scoperto un giro d'affari enorme e che in altre zone questo non sia ancora avvenuto non significa infatti che questo giro non esista». Del resto poco dopo, lo stesso Davigo, sibillino, alla domanda se la corruzione nelle pubbliche amministrazioni possa ormai essere stata in qualche modo "importata" dal Sud Italia anche nelle nostre vallate risponde: «La corruzione non si importa, la corruzione nasce sempre come elemento autoctono al territorio». Come dire: i tempi delle isole felici sembrano davvero finiti. A tal proposito, a detta del questore di Trento, Giorgio Iacobone, anche lui presente ieri, il rischio corruzione «è rappresentato qui da elementi di una vulnerabilità di tipo individuale». Anche se Iacobone si dimostra tutto sommato ottimista: «Il contesto sociale, finanziario (grazie al sistema del credito cooperativo), economico e criminoso del Trentino ci induce a ritenere scarse le possibilità di penetrazione malavitosa sul territorio». E però, subito dopo, il questore puntualizza: «Dobbiamo comunque stare attentissimi. Per la mafia è sempre facile penetrare: ai tempi del soggiorno obbligatorio, molti esponenti della criminalità organizzata furono mandati anche in Trentino e abbiamo già visto altrove gli esiti di questa scelta». Che lo stato d'allerta debba essere di massimo livello lo fa capire anche Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di "Avviso pubblico", associazione che riunisce amministrazioni locali che hanno dichiarato guerra alla criminalità: «A Verona la presenza della'ndrangheta negli ultimi mesi è aumentata moltissimo».













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