Alto Adige, la campagna di Eva Klotz: «Via dall'Italia siamo vittime di una occupazione»

Eva Klotz riparte dal referendum autogestito per sondare la voglia di autodeterminazione dei sudtirolesi. La leader della SüdTiroler Freiheit si fa forte del gemellaggio politico con la Catalogna



BOLZANO. Eva Klotz riparte dal referendum autogestito per sondare la voglia di autodeterminazione dei sudtirolesi. La leader della SüdTiroler Freiheit si fa forte del gemellaggio politico con la Catalogna, anticipato ieri da Sven Knoll, «dove a proposito del referendum per l'indipendenza la domanda non è "se" ma "quando" si terrà». La Stf ci prova dalla Val Aurina, a partire dal 22 gennaio, e spera di allargarsi al resto della provincia. Non sarà un vero referendum, ma un sondaggio organizzato dal movimento «per pesare la voglia di autodecisione». Le risposte al quesito verranno raccolte in assemblee informative e con il sistema porta a porta. L' annuncio della nuova campagna provoca reazioni dai partiti italiani. Ma di dubbi o timori degli italiani dell'Alto Adige Eva Klotz non vuole parlare: «A noi sudtirolesi, occupati da più di novant'anni chi ci pensa?». Perché partite dal comune di Valle Aurina? «Lì siamo forti, abbiamo sei consiglieri comunali che si sono organizzati. In giugno alcuni di loro sono venuti in Catalogna per assistere a una di queste giornate di mobilitazione con il referendum autogestito. Una esperienza bellissima, si è votato anche in città da 70 mila abitanti della cintura di Barcellona (voto sopra i 16 anni, vittoria degli indipendentisti)». Perché parlare ancora di indipendenza con una Unione europea forte e la collaborazione Euregio? «Ma non è vero. Dove si vede lo Stato italiano meno forte? Un solo esempio. Strozzano il volontariato riducendo i fondi del 5 per mille, mentre il volontariato è una delle colonne portanti del Südtirol, caratterizza la nostra identità. Non vogliamo vivere in questo Stato». Cosa conterrà il vostro quesito? «Se il cittadino desidera esprimersi in un referendum ufficiale sull'autodecisione». Il mondo italiano non vuole sentire parlare di autodeterminazione. «E' una offesa al buon senso, un discorso che non posso accettare. I sudtirolesi sono stati annessi all'Italia senza potersi esprimere, hanno dovuto sopportare oltre cento mila italiani emigrati qui. Perché questi italiani non si chiedono cosa significhi essere stati occupati da uno Stato straniero?». Sono passati 91 anni, c'è una autonomia forte governata in maggioranza da sudtirolesi. Non basta? «Perché dovremmo accettare il colonialismo di uno Stato straniero? Vogliamo le nostre leggi, non vogliamo subire quelle di una cultura che non ci appartiene». E l'autonomia? «Non basta, perché incombe questa cappa statale». La Svp non vi segue su questa strada. «Infatti ci organizziamo dal basso. Non sappiamo come andrà a finire, quanti "sì" arriveranno. La Svp parla come un partito di politici sazi, che non sanno pensare al cambiamento». Intanto il comandante degli Schützen Paul Bacher ridimensiona l'ultimo attrito con i cappelli piumati tirolesi, che all'ultimo Oktoberfest hanno cantato «il Tirolo diviso, grazie al cielo». Bacher: «C'ero anch'io, sono stati due imbecilli e i loro colleghi si sono subito scusati. I rapporti sono migliorati e stiamo studiando le modifiche statutarie per costituire il comandante unico tra noi, tirolesi e trentini. Esiste già, ma vogliamo rafforzarlo». (fr.g.)

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