BOLZANO

Alto Adige, preocccupa l'indice di infiltrazioni terroristiche

Nel dato elaborato dal Ministero dell'Interno la provincia di Bolzano ha un basso rischio, ma risulta più esposta di tutto il Sud e di altre zone di confine


di Alan Conti


BOLZANO. Il rischio di infiltrazioni terroristiche in Alto Adige è basso, ma superiore a tante altre regioni italiane e molto più alto di buona parte del Sud Italia, anche delle zone interessate dagli sbarchi massicci dei migranti. E' il dato che emerge dalla mappa elaborata in base all'Italian Terrorism Infiltration Index: un barometro utilizzato dal Ministero dell'Interno per valutare la presenza di possibili cellule fondamentaliste in base al numero di attentati avvenuti e stranieri residenti nei Paesi più a rischio. Questi ultimi vengono calcolati in base a un algoritmo stilato dall'Institute For Economics and Peace. Un indicatore, insomma, calibrato con perizia e piuttosto attendibile.

Il rischio di infiltrazioni terroristiche va da un minimo di 0 a un massimo di 10, come i voti scolastici. Ebbene l'Alto Adige presenta un valore di 1,7. Basso, come scritto, ma preoccupante se paragonato a quello del Friuli Venezia Giulia (0,8) o della Liguria (1,6). Essere territorio di confine presenta, evidentemente, qualche difficoltà e di certo le ultime inchieste sulla base jihadista di Merano e il filo che collegava Bolzano all'attentatore di Nizza non sono dettagli trascurabili. Anche il Friuli Venezia Giulia, per dire, è terra di confine mentre più elevati sono i valori di Lombardia (addirittura 10, il più alto di tutti), Piemonte (3,5) e Veneto (2,7). L'Alto Adige, però, supera nettamente la Sicilia degli sbarchi (0,5), la Calabria (1), la Puglia (0,6), la Sardegna (0,9), l'Abruzzo (0,2), l'Umbria (0,5) e le Marche (0,5). Il concetto di “essere eccellenza” che la Provincia sbandiera talvolta per giusitifcare le deroghe ai limiti dei costi della politica, stavolta, non riguarda affatto l'Alto Adige ma è appannaggio di Molise e Basilicata che hanno un rischio pari a zero. Da guardare con attenzione, infine, la situazione in Campania (2,4), Lazio (6,5), Emilia Romagna (4,3) e Toscana (2,4).













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