Amianto, ora è “caccia” ai responsabili

L’ufficio rifiuti: «Potrebbe profilarsi il reato di omessa bonifica». Il caso oggi è al vaglio anche della Procura


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sono oltre duecento i sacchi di terreno, contenente amianto, lasciati davanti alle case di via Resia, a pochi passi dai frutteti. Alcune decine, probabilmente centinaia, di tonnellate di materiale che ora dovranno essere esaminate per cercare di capirne la provenienza e accertare eventuali responsabilità, anche di natura penale.

Anche per questo ieri c’è stato un primo sopralluogo da parte del direttore dell’ufficio provinciale rifiuti Giulio Angelucci, che - prima dell’apertura ufficiale di un’inchiesta da parte della Procura, a seguito anche dell’esposto che oggi presenterà il consigliere comunale Enrico Lillo - ha cercato di vederci chiaro. «Oggi uno dei nostri tecnici, esperti proprio di amianto, farà una seconda visita al cantiere per accertare, più da vicino, lo stato dell’arte. Di sicuro, per capire cosa sia successo esattamente, dovremo andare a ritroso».

Innanzitutto bisogna verificare a chi apparteneva quella striscia di terreno prima dell’esproprio da parte del Comune e chi ordinò di scaricare l’amianto e compattarlo assieme a vetro ed altro materiale di scavo.

Secondo Angelucci, per come sono andate le cose, potrebbe anche prefigurarsi il reato penale di omessa bonifica. Chi agì, all’epoca, probabilmente tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, avrebbe dovuto darne comunicazione anche alla Provincia. Che, a quanto pare, non ha in archivio alcun incartamento a riguardo. Di qui la necessità di saperne di più in tempi ragionevolmente brevi. Dando un’occhiata, sommaria, allo scavo all’interno del quale è stato rinvenuto terreno con amianto, si notano anche tracce rossastre, che non sembrano peraltro preoccupare oltre il dovuto lo stesso Angelucci. Il solo fatto di notarlo affacciandosi al balcone non può certo far piacere agli abitanti della zona.

«È probabile che il materiale, all’epoca, sia stato utilizzato per riempire lo scavo». Ma nessuno ne diede comunicazione. Al vaglio anche la posizione di Ecotherm, che non ha nemmeno avvisato con un foglietto i residenti. Forse sarebbe bastato per non spaventarli. Affinché si configuri il reato di omessa bonifica dei siti inquinati, è necessario - in ogni caso - il superamento della concentrazione-soglia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità