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Aperta un’inchiesta sull’orsa abbattuta

Fascicolo contro ignoti per uccisione di animali. Confronto con il ministero prima della decisione



BOLZANO. Ora c’è l’inchiesta. Il procuratore capo di Trento Marco Gallina ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con l'ipotesi di reato di uccisione di animali (articolo 544 bis). Lo ha fatto dopo avere ricevuto, proprio ieri, il dossier della Forestale sul caso dell’abbattimento di Kj2. La “battuta di caccia” è durata quasi due settimane: l’orsa era monitorata dal primo di agosto, giorno in cui l'animale era stato radiocollarato (solo in seguito infatti si è avuta conferma, dall'esito degli esami, che si trattava dell'esemplare autore delle aggressioni ai danni di Wladimir Molinari nel 2015 a Cadine e di Angelo Metlicovec il 22 luglio scorso a Terlago).

Una missione delicata, quella della Forestale, sotto diversi aspetti. Per sparare devono sussistere determinate condizioni: ci sono infatti diversi rischi connessi, come che l'animale possa cadere in un dirupo o che reagisca attaccando qualcuno prima di accasciarsi. Condizioni ideali che i forestali non sono mai riusciti a trovare. È stata avvistata il 12 agosto, in serata. Si trovava ai piedi del Cornetto, sul versante della valle dei Laghi, ma era distante e continuava a muoversi. L'agente incaricato di sparare ha quindi dovuto attendere il momento più propizio. Quando ha avuto il plantigrado a tiro, poco dopo le 19, ha sparato, da una distanza di 150 metri. Andando a segno.

Dell’imminente “prelievo” (in gergo tecnico), motivato dal forte timore che ci fosse un nuovo attacco, popolazione locale e turisti non erano a conoscenza. Sul sentiero che portava nella zona, tuttavia, erano presenti da giorni degli agenti che consigliavano ai passanti di cambiare sentiero per la presenza di un’orsa con i piccoli.

L'ordinanza non imponeva l’uccisione: consentiva le due opzioni (quindi anche la cattura), in base al protocollo del “Pacobace”, il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali. Dopo l'emissione del provvedimento, e quando ci si è resi conto che i forestali non riuscivano ad avvicinare l'orsa, la Provincia ha contattato l'organo tecnico (il tavolo istituzionale) del Ministero.

Un momento di confronto - mediante videoconferenza - che probabilmente è servito a Roma per cercare di tenere aperte le due vie, considerando che la decisione ultima sarebbe spettata non al Ministero ma alla Provincia. L’articolo 544 bis prevede che chiunque, “per crudeltà o senza necessità”, cagiona la morte di un animale sia punito con la reclusione da quattro mesi a due anni. Decisivo qui è il concetto di necessità. Contro l’ordinanza provinciale sarebbero due i ricorsi pendenti al Tar, presentati da sette associazioni.













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