Arena sul Talvera, sì dei commercianti

Giovanelli (Unione): «I tentativi di rilanciare Corso Libertà sono falliti, un struttura per spettacoli porterebbe gente e vita»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Quell'angolo dei Prati è già pronto per diventare il giardino della musica. O del teatro. Basta decidersi». E chi deve farlo Forcato? «Il Comune e la Provincia. Se vogliono un consulente io sono qui. Sono un costruttore di cultura». Ecco che l'anfiteatro della Bolzano policentrica, il ponte tra le due città divise sta diventando più che un'idea. Perché proprio lì, a ridosso della gabbia del vecchio orso Pippo, l'anfiteatro c'era già. Basta ricordarsele. Fine anni Settanta, anni Ottanta. “Regnante” Emeri assessore alla Cultura. Che un giorno telefona proprio a Forcato e gli dice: «Senti Sandro, perché non facciamo degli spettacoli lì, ai giardini? Con la bella stagione sarebbe un successo ...».

È nata così la prima «Bolzano Estate», sull'onda di quella romana, delle prime giunte capitoline di sinistra con voglia anche di notti borghesi e calde di musica ai fori. Un palco mobile, un bar vicino ed ecco i prati prendere vita. Per cui l'idea di Elena Artioli e dei commercianti di Corso Libertà per dare vita anche al centro nuovo in crisi di identità e alla ricerca di un futuro possibile, è già presente nella storia di Bolzano. Ed è già nei pensieri fissi dell'Unione Commercio tesa a riequilibrare il rapporto tra le due sponde del Talvera. Ancora così asimmetriche.

«Bisogna spingere la gente a superare il ponte .È questo il modo - ammette Luciano Giovanelli- perché chi fa acquisti e si aggira per il centro vecchio arriva fino a Theiner, guarda il Monumento da lontano , gira i tacchi e ritorna il via Museo». Serve dargli una ragione per andare di là. Ecco il punto. E una ragione potrebbe essere un anfiteatro . O un Biergargten. Uno spettacolo . Luci, tanta gente che si ritrova. L'ex assessore, ex commediante di Corso Libertà , ai vertici dell'Unione detta però le condizioni: «Serve una struttura fissa, non mobile. Un luogo riconoscibile, in cui si possano allestire stagioni intere di spettacoli, uno snodo urbano nel verde che possa diventare un punto di riferimento - aggiunge Giovanelli - nel corso di tutto l'anno . Dove darsi appuntamento».

Per Giovanelli le iniziative del Comune o degli stessi negozianti del Corso hanno mostrato tutti i loro limiti. Luci, musica, gente per la via e poi, finito l' evento tutto torna come prima. Basta serate. Per questo l'Unione stessa guarda con favore al progetto. Perché è stabile. Costringerebbe il Comune e la Provincia a programmare, a immaginare un impianto strutturato, inserito urbanisticamente in un contesto che gia adesso meriterebbe una ristrutturazione. Stretto com'è tra la vecchia gabbia di Pippo, luoghi anonimi, un parco giochi ridotto e con poche strutture di appoggio. Frutto di innumerevoli stratificazioni progettuali.

«Anche la nostra “Bolzano Estate” soffriva di alcuni elementi di precarietà - ricorda Sandro Forcato- perché eravamo tutti alle prime armi e, come sempre, non c'erano soldi. Chiedevamo agli spettatori che avevano bisogno di un bagno di andare nel bar vicino... C'era una centralina Enel che ci serviva per gli attacchi luce. Ma c'era molto entusiasmo. E le estati non erano ancora a rischio pioggia serale come quelle di oggi...». Ma è su quella esperienza che i Prati potrebbero finalmente rinascere. E quella parte di parco trovare infine una identità che è ancora labile. «Ma il senso vero dell'operazione - insiste Luciano Giovanelli - è nella opportunità che offrirebbe rispetto al raggiungimento concreto dell'obiettivo "città policentrica", nella possibilità di sfruttare un luogo fortemente simbolico che faccia da ponte non più solo ideale ma concreto tra il centro nuovo e il centro vecchio».

Insomma, se si vuole dare un segnale dj attenzione a Corso Libertà ma a tutta la Bolzano nuova, i Prati sono lì che aspettano.

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