Artioli, strappo di Bonvicini: inconciliabili

La civica riparte, ma l’ex capolista si sfila. Degasperi: «Non c’è solo Benko. Vinca la città del sì»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Ci sono i suoi, il suo piccolo esercito civico. Ma non c'è lei, la regina Elena. «La signora sta poco bene, non verrà», dicono. È così, solo un po' di febbre, e la Artioli è stata costretta a casa. E a mancare il suo primo appuntamento della sua lista per la costruenda campagna elettorale 2016. Ma obiettivi, metodi e collocazione del gruppo sono chiari: tutti con lei ma anche tutti disponibili ad ascoltare le proposte del Pd, visto che il minimo comune denominatore è essere vicini a LiberalPd, la costola liberale e centro-centrista dei democratici fondata dal sindaco di Catania, Bianco. Quindi, per ora, nessun candidato sindaco. Potrebbe essere quello indicato dai democratici, se andrà bene a lei. «Potrebbe essere anche Elena...» butta lì invece una simpatizzante. Ma la prima giornata ufficiale della «civica ancora senza nome» è anche quella in cui si consuma lo strappo con i vecchi candidati della «civica per Spagnolli». E cioè Matteo Bonvicini, il capolista, e Claudia De Lorenzo, l'assessora dei 64 voti. In un duro comunicato, dopo aver ringraziato la Artioli e i suoi per «l'aiuto tecnico» durante le scorse comunali, i due tornano sulle polemiche legate alle ritardate dimissioni dell'assessora. Elena Artioli e il suo braccio destro Claudio Degasperi le chiedevano di seguire il sindaco che se ne era appena andato e lei, invece, decise di restare ancora un po'. «Da quel momento - scrivono Bonvicini e la De Lorenzo, dal momento cioè delle polemiche sulle non dimissioni - la diversità di obiettivi, modalità di lavoro e stile di comunicazione tra l'originario gruppo di coordinamento e i membri effettivi della lista, insieme al proprio capolista, si sono manifestati in tutta la loro inconciliabilità». Ecco lo strappo. Probabilmente insanabile. Morbida la reazione di Elena Artioli: «Non capisco la reazione, se comunque la fiducia da parte loro non esisteva. Visto che hanno fatto come hanno voluto in quel caso... E comunque auguro loro buon lavoro». Meno diplomatica quella di Degasperi: «Se parlano di stile - dice- allora il loro è quello dei fischietti. Non proprio di nostro gradimento...». Torna poi sulla questione delle dimissioni, Degasperi: «Le avevamo consigliato di dimettersi, visto che il suo sindaco lo aveva già fatto. Il nostro consiglio era buono, tanto che si è poi dimessa inevitabilmente, ma ha agito male perché ha dato un segnale di attaccamento alla poltrona più che alla città. Servire Bolzano avrebbe dovuto significare accelerare invece l'arrivo del commissario. Tanto che oggi tutti sono soddisfatti della De Carlini». Pare comunque che l'intenzione di Matteo Bonvicini sia quella di non candidarsi in nessuna altra lista. «So che aspetta un figlio e questa è una bellissima cosa», gli manda a dire Elena Artioli. Il suo scudiero, ieri, ha intanto arringato la costruenda civica. Lo ha fatto a Palazzo Menz, sede del gruppo di Benko. Perché uno dei segni della loro campagna sarà «la città del sì». Delle cose da fare. E non certo solo Benko. «Il Kaufhaus è solo un simbolo di una Bolzano da sbloccare. Ma siamo a fianco dell'economia, di tutti gli imprenditori, anche di Emozioni Alto Adige. Ad esempio, vedete, le mie scarpe sono di Buratti e la mia giacca è di Oberrauch».













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