Assegni familiari nel reddito Si rischiano decurtazioni 

Le nuove regole Inps. Dal 18 luglio le prestazioni provinciali e regionali contate come redditi L’allarme dei sindacati: assegni nazionali a rischio “tagli”. Ieri vertice nella sede dell’Istituto



Bolzano. Assegni al nucleo familiare a rischio decurtazione per centinaia di altoatesini e altrettanti trentini. Colpa di una recente comunicazione interna dell’Inps, la quale impone che nei modelli di richiesta dell’Anf vengano considerati come reddito anche i diversi assegni sociali di varia natura, regionali e provinciali, già percepiti dal richiedente. L’Inps la chiama rimodulazione, i sindacati regionali la chiamano invece senza mezzi termini decurtazione. E qualcuno rischia addirittura di perdere l’assegno. Per questo, nel corso della mattinata di ieri alla sede bolzanina dell’Istituto nazionale previdenza sociale si è tenuto un tavolo tecnico fra i sindacati regionali e i vertici dell’Inps, per tentare di trovare una soluzione. Se non arriverà come auspicano i sindacati, si dovrà tentare la via politica.

La questione, ammettono gli stessi sindacalisti, è estremamente complessa. Il succo però è questo: dall’inizio di luglio è cambiato il sistema di calcolo degli assegni al nucleo famigliare, una misura di sostegno delle famiglie che viene fornita a chi ne abbia bisogno da parte dello Stato.

Per richiedere l’assegno famigliare, occorre compilare un modulo. Di norma, in passato, il modulo si compilava senza far comparire i vari altri assegni sociali percepiti, regionali o provinciali, tra i redditi. Si trattava di entrate esenti.

Ora invece - e la cosa vale in tutta Italia - le regole dell’Inps sono cambiate. Nel computo del reddito che dà diritto o meno ad ottenere un assegno famigliare vanno calcolati anche - per fare qualche esempio - l’assegno di cura per gli anziani malati, l’assegno per l’asilo nido eccetera. Tutti fanno reddito.

Il rischio concreto ora è duplice. In primo luogo si rischia una decurtazione dell’assegno al nucleo famigliare, ma in certi casi, specie per le famiglie numerose, si teme addirittura che qualcuno adesso non lo potrà più percepire.

Nel 2005, chiariscono i sindacalisti, dopo estenuanti faticosissime trattative a livello nazionale, si era finalmente riusciti ad ottenere che tutte le prestazioni di questo genere non venissero considerate dall’Inps come reddito per il calcolo degli assegni famigliari nazionali. Ora non è più così. E allora, adesso, per esempio anche gli assegni integrativi regionali all’assegno famigliare pesano. Dal 18 luglio, i patronati sono obbligati a compilare i formulari considerando anche questi dati. Se il tal richiedente non lo facesse, ci sarebbe un indebito e l’Inps poi potrebbe recuperare in parte o tutto l’assegno erogato. La riunione di ieri è stata chiesta per chiarimenti anche tecnici. L’Inps ha annunciato che a breve arriverà una seconda comunicazione che illustrerà meglio in dettaglio tutta la procedura. Unico fatto certo emerso ieri: le domande presentate prima del 18 luglio non devono essere integrate coi nuovi dati.

Ma come chiariscono sia Toni Serafini (Uil) che Michele Buonerba (Cisl), ora si avvieranno ulteriori trattative, anche a Roma, per evitare questo conflitto tra prestazioni e anche per semplificare la parte burocratica, ossia per far dialogare le banche dati senza oberare i patronati. Se le trattative per così dire tecniche non dovessero bastare, i presidenti Fugatti e Kompatscher sono stati informati e sono pronti a muoversi sul piano politico. DA.PA













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