MIGRANTI

Attentato di Appiano, caccia alla cellula neonazi

Gli investigatori restano cauti. Più probabile che si tratti di un gesto isolato di un gruppetto di giovani esaltati

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BOLZANO. Da domenica 20 maggio quel boato e quel vergognoso cartello lasciato davanti all’entrata dell’ex struttura militare già sede del 4° Autogruppo del 4° Corpo d’Armata alpino, ora centro di accoglienza gestito dall'associazione Volontarius, sono diventati materiale d’indagine da parte degli investigatori dei carabinieri di Bolzano e della procura del capoluogo.

Procura che già ieri mattina, 21 maggio, ha aperto un fascicolo contro ignoti, ipotizzando per ora il solo reato di esplosione pericolosa. La deflagrazione di quella che con tutta probabilità era una bomba carta, infatti, non ha causato danni né a cose né a persone. Ma non è escluso che, nel caso in cui Volontarius dovesse presentare una denuncia, nuovi capi d’imputazione potrebbero essere aggiunti, compreso quello previsto dalla legge Mancino che punisce chiunque faccia propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, o istighi a commettere o commetta atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

Rivendicazioni del gesto non ce ne sono state e ogni ipotesi resta aperta: da quella del gesto isolato a quella che porta agli ambienti dell’estrema destra altoatesina, che qualche anno fa, nella zona dell’Oltradige, aveva ospitato alcuni gruppi particolarmente attivi. Una destra che, periodicamente, ricorda a tutti di esserci.

Lo fa partecipando a raduni e concerti di neonazisti in Austria e Germania o, nel peggiore dei casi, lo fa con assalti violenti come quello del luglio 2012, quando vennero lanciate bottiglie molotov contro un centro di accoglienza di Vandoies. 













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