Baby gang, due arresti e sei in comunità

Uno è in carcere per rapina e l’altro per estorsione. Sono ad una svolta le indagini della Procura dei minorenni


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Guardi le date di nascita e pensi che non è possibile, ma il quadro tracciato ieri da Antonella Fava, capo della Procura dei minorenni di Bolzano, al termine delle indagini, condotte dall’Ufficio minori della questura, dai carabinieri e dalla polizia municipale, dice che invece, anche in una realtà piccola e relativamente tranquilla come quella di Bolzano, è possibile commettere gravi reati nonostante la giovanissima età.

Il risultato dell’inchiesta - al vaglio della polizia ci sono ancora le posizioni di altri giovani - è di due sedicenni rinchiusi nel carcere minorile di Treviso; mentre altri sei - che hanno meno di 14 anni - sono stati tolti alle famiglie e portati in comunità.

La cosa che deve far riflettere le forze dell’ordine ma soprattutto i servizi sociali e la scuola è che la banda che, tra febbraio e marzo ha creato allarme sociale in città e ha dato parecchio filo da torcere a polizia e carabinieri, era formata da una quindicina di minorenni. “Guidati” dai due sedicenni e da una ragazzina.

I più piccoli hanno 11 anni - ma in questo momento c’è un’indagine in corso anche su un ragazzino di 10 - i più grandi 16. Abitano tutti a Bolzano o nel circondario, sono italiani, sudtirolesi ed extracomunitari di seconda generazione, ovvero nati in Italia. Ci sono maschi (11) e femmine (4): quasi tutti hanno lasciato la scuola e vivono in contesti familiari difficili tanto che erano già seguiti dai servizi sociali.

I reati, per i quali è stato possibile procedere all’arresto, sono l’estorsione e la rapina, compiuti dai due sedicenni. La prima è iniziata con un pestaggio vicino al Twenty ed è proseguita nella scuola media Gutenberg. La vittima è un ragazzino, che terrorizzato dall’accaduto, ha avuto grossi problemi a tornare a scuola. La rapina è stata invece commessa in un supermercato.

In realtà gli episodi di violenza - in tutto una trentina nell’arco di poche settimane compiuti all’interno di scuole e supermercati - sono stati più d’uno. I soldi - a volte anche solo pochi euro - venivano poi spesi in pizzeria o da McDonald’s, ma gli inquirenti ritengono che qualcuno di loro usasse il denaro anche per comprare droga.

In un caso hanno rubato delle coperte al supermercato che hanno poi usato per passare la notte nelle casette in legno di Eurobrico. «Ma - ha spiegato il procuratore Fava - per la legge chi ha meno di 14 anni non è imputabile e quindi non è possibile procedere penalmente nei loro confronti. I componenti della banda questo lo sapevano bene tanto che i più grandi istigavano i piccoli - abbiamo anche dei video che dimostrano questo - a commettere i reati più gravi».

Proprio la giovanissima età dei baby delinquenti ha reso più difficile l’intervento delle forze dell’ordine. «Prima d’ora - ha spiegato ancora il capo della Procura minorile - alle forze dell’ordine non era mai capitato di vedere simili atteggiamenti di sfida e sfrontatezza da parte di ragazzini che agli agenti, che cercavano di bloccarli, rispondevano urlando “non mi puoi fare niente perché sono un minorenne”. E poi insulti, spunti. In un caso sono saltati sul cofano dell’auto della polizia».

Ma come si spiegano atteggiamenti di questo tipo da parte ragazzini?

«Non tutti ma quasi sono cresciuti in contesti familiari violenti con genitori che in molti casi sono dei pluripregiudicati . Purtroppo l’ambiente familiare spiega molte cose».

Prima di procedere con la richiesta di custodia cautelare per due di loro e l’allontanamento dal contesto familiare per altri sei, il procuratore ha convocato negli uffici di corso Libertà i genitori per capire meglio le singole situazioni.

«Abbiamo dovuto constatare l’inadeguatezza di molti di loro a fare i genitori, in quanto incapaci di porre dei paletti e fissare delle regole. Per questo si è deciso di togliere i ragazzi alle famiglie e metterli in comunità».

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