Il processo

Barista minacciato e pestato: tre condanne per estorsione 

I tre imputati, tutti avventori calabresi, consumavano senza pagare: inflitte condanne per oltre 15 anni di reclusione. Avrebbero anche cercato di intimidire un testimone


Mario Bertoldi


BOLZANO. Oltre 15 anni di reclusione in tre. Nonostante gli sconti previsti dal rito abbreviato, tre cittadini calabresi hanno rimediato una pesante condanna per una vicenda che risale a due anni fa e che per un barista altoatesino era diventata un vero e proprio incubo.

In effetti i tre avevano preso di mira l’esercente pensando di potergli imporre un rapporto di totale sudditanza con continue minacce ed anche pestaggi per consumazioni mai pagate effettuate nel bar. Una brutta vicenda che sarebbe proseguita per una decina di mesi per poi finire al vaglio della magistratura quando il barista, ormai esasperato, ha preso il coraggio a due mani denunciando i tre avventori che ritenevano ormai loro “diritto” spadroneggiare nel bar consumando panini e bevande senza mai pagare. Ieri pomeriggio si è concluso il processo di primo grado davanti al giudice Emilio Schönsberg che ha sostanzialmente accolto tutte le richieste del pubblico ministero Andrea Sacchetti, anche se le pene inflitte sono state leggermente inferiori a quelle richieste.

I tre imputati (difesi da un avvocato giunto appositamente dalla Calabria) sono comunque stati riconosciuti responsabili di tutti i reati contestati e cioè estorsione, violenza privata, lesioni personali e intralcio alla giustizia. L’ultimo capo d’imputazione è scattato a seguito dei ripetuti tentativi messi in atto per tentare di evitare che un teste si presentasse per raccontare quello che sapeva. Come detto tutti e tre gli imputati sono stati condannati: uno a 5 anni e mezzo di reclusione, il secondo a 5 anni, il terzo a 4 anni e 10 mesi. Tutti e tre dovranno anche risarcire il barista (che si era costituito parte civile con l’avvocato Nicola Nettis) per le spese legali sostenute.

Il giudice ha anche liquidato una provvisionale (cioè un anticipo sul risarcimento complessivo da qualificarsi in sede civile) di 5 mila euro. Uno dei tre inquisiti è attualmente agli arresti domiciliari mentre gli altri due sono in libertà. E’ pressochè scontata l’impugnazione della difesa in appello. L’indagine aveva permesso di appurare che in un’occasione l’esercente preso di mira fu venne anche aggredito, tenuto fermo a terra e pestato a titolo di ritorsione e intimidazione perché non pensasse di potersi ribellare in qualche maniera. In quella occasione la parte lesa rimediò lesioni guarite in una ventina di giorni. I tre avventori arrivarono al punto di cercare di costringere il malcapitato a consegnare loro il referto medico affinché non potesse essere utilizzato per la denuncia in sede penale.













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