terrorismo

Bolzanini a Barcellona: spaventati ma salvi

Non ci sono notizie di altoatesini feriti in Spagna a causa dell’attentato, ma la paura è stata tanta


di Gabriel Marciano


BOLZANO. «Mi trovavo a un incrocio tra la Rambla e Raval. Ho visto un'ondata di persone che venivano verso di me urlando e piangendo - racconta con tono ancora un po’ turbato Luca Bizzarri, vicepresidente dell’Ufficio Politiche Giovanili della provincia -. Non sapendo cosa stesse succedendo, mi sono fermato a parlare con dei turisti. Subito però c’è stata un'ondata di ritorno, un mare di gente che mi tornava incontro, probabilmente quando il conducente dei terroristi è sceso dal furgone. A quel punto non ho potuto far altro che correre lontano, senza mai fermarmi, fino al mio appartamento». Terrore, sgomento: questi probabilmente i sentimenti provati dalle persone che stavano passeggiando per la Rambla, quando il furgone della cellula jihadista si è lanciato contro i passanti causando 13 morti, di cui due italiani, e quasi cento feriti. Spaventato anche Luca Bizzarri, che ha dovuto aspettare che i media locali dessero la notizia: «Ci hanno messo un po’ di tempo, ho iniziato a capire cosa fosse successo solo dopo mezz’ora».

«C'è stata molta paura anche per tutta la serata, perché la polizia locale ha bloccato le strade non solo del centro, ma anche del resto della città. A un giorno dagli avvenimenti le persone cominciano nuovamente a camminare per le strade, però rimane la tensione chiaramente, è una ferita che si sente».

Laura di Lernia, bolzanina in Erasmus a Barcellona da febbraio, ha invece provato sulla propria pelle la paura dovuta all’atto terroristico solo più tardi, verso sera: «Nel momento dell’attentato ero a casa. Stavo per uscire con il mio ragazzo. Percorriamo la Rambla tutti i giorni. Abbiamo avuto la fortuna di tardare e di leggere le notizie di cosa stesse accadendo, quindi uscendo siamo andati dalla parte opposta, a casa di una mia amica dove pensavamo fosse più sicuro. Il vero spavento - continua il suo racconto Laura - è arrivato la sera, quando stavo tornando a casa e in plaza Universidad, che era piena di persone, sono arrivati un elicottero e delle macchine della polizia, da cui sono usciti una decina di agenti che puntavano la pistola verso un uomo in motorino. Tutto d’un tratto, quindi ho visto l’immagine di tutta la gente in piazza che mi veniva in contro , quindi sono corsa a casa. Credo che per un po’ eviterò di uscire».

Anche Alessandro Lever, cestista bolzanino della nazionale under 19, si trovava a Barcellona con la sua squadra di college (Grand Canyon University). «Stavamo giocando mentre è avvenuto l’attentato, perciò abbiamo saputo tutto dopo - racconta Lever. Ora evitiamo di uscire per qualche giorno e poi ci trasferiremo a Malaga, ma siamo tutti tranquilli. Diverso è stato due anni fa, quando c’è stato il colpo di Stato in Turchia e avremmo dovuto disputare gli Europei a Samsun. In quesll’occasione nessuno di noi né delle altre squadre voleva partecipare, infatti furono spostati di alcuni mesi». Altri bolzanini avrebbero voluto visitare il centro della metropoli ma hanno preferito evitare: «Saremmo voluti andare a Barcellona in questi giorni - racconta Khadim Marcon, in vacanza a Lloret de Mar con il compagno di squadra Marcello Marchetto e altri amici -, ma dopo quello che è successo abbiamo deciso di restare qui».













Altre notizie

Attualità