Bolzano: a Cristo Re domenica l’ultima messa per fra Beppe
Il frate domenicano torna a Bergamo dopo 14 anni trascorsi a Bolzano. Ha gestito il centro giovanile, riuscendo a farlo crescere: “Mi dispiace lasciare, ma obbedisco”
BOLZANO. «Domenica alle 11 celebro l'ultima messa e saluto la comunità di Cristo Re. Torno a Bergamo, dove tutto è iniziato». Non nasconde il dispiacere unito già ad un pizzico di nostalgia fra Beppe - 54 anni bergamasco, all'anagrafe Giuseppe Valoti - nel dover lasciare il Convento dei frati Domenicani di Cristo Re, dove era arrivato nel 2009.
Duplice l'incarico che gli era stato affidato: economo e responsabile del Centro Giovanile. Ha svolto bene entrambi. Tanto che se a lui dispiace tornare a Bergamo; dispiace ancora di più agli altri frati e soprattutto alla comunità, di cui fanno parte anche molti giovani, cresciuta intorno a Cristo Re.In questi 14 anni ha creato legami forti; ha lavorato assieme ad un gruppo di laici per far diventare il Centro un punto di riferimento importante per tutte le età ed in particolare per gli adolescenti. A Cristo Re con la partenza di fra Beppe restano quattro frati. Il compito di portare avanti il Centro lo assumerà padre Davide Traina che, dal settembre del 2021, è parroco di Cristo Re ed ha l'agenda già piena di impegni. Forse arriverà qualcuno a sostituire fra Beppe; o forse no: i frati si affidano alla provvidenza. Padre Traina sa che il compito che lo attende sarà tutt'altro che facile, perché i rapporti costruiti in questi anni da fra Beppe non sono "trasmissibili" come i numeri di cellulare.
Come si spiega questa chiamata a Bergamo?
La premessa è che la vita Domenicana è basata sull'obbedienza: principio in cui credo molto. E quindi quando dal Padre provinciale mi è stato chiesto di essere trasferito a Bergamo, ho accettato anche nella convinzione che la volontà del Provinciale è la volontà di Dio nell'umano servizio.
Lei torna dunque dove tutto è iniziato.
Erano i primi anni '90 e davo una mano come sagrestano nel convento dei frati Domenicani di Bergamo. La vocazione è nata lì.
Cosa lascia?
Un bel gruppo, molto affiatato, di giovani adolescenti che frequentano il Centro e che ho seguito direttamente. Oltre a loro ovviamente ci sono i bambini e gli anziani. Il nostro Centro giovanile - al di là della definizione per così dire anagrafica - è aperto a tutte le età e riprende un po' la formula dell'oratorio. L'importante è che chi arriva qui si senta a casa: questo è il senso vero di una comunità.
Cosa la preoccupa dei giovani di oggi che, pur avendo tutto, spesso e volentieri hanno il vuoto dentro? Troppo spesso mancano di stima in loro stessi. Sa qual è uno dei problemi dei giovani?
Quale?
Che non sanno più giocare e stare assieme. Perché non hanno più tempo. La loro giornata inizia al mattino con la scuola e prosegue con una serie di impegni di ogni genere. Sono sempre sotto pressione; interconnessi 24 ore su 24 e terribilmente soli. Quando organizzo la settimana comunitaria, la prima cosa che faccio è ritirare i cellulari. Per far scoprire loro il piacere di stare assieme. Non si lamentano, anzi. A preoccuparsi, semmai, sono i genitori.
Qual è oggi il ruolo di un prete o di un frate?
Stare tra la gente. Solo così puoi capire e aiutare.
E i laici?
Hanno e avranno un ruolo sempre più importante, visto la carenza di vocazioni. Però soprattutto, nel momento del bisogno, le persone continuano a cercare il sacerdote, il frate, la suora, ovvero il consacrato.
Il tradizionale mercatino di Cristo Re quest'anno si farà?
No. Si potranno però comprare le corone d'Avvento fatte dai ragazzi.